mercoledì 14 dicembre 2011

Lavoratori di tutto il mondo….


di Roberto Carroll

Nel momento in cui si attaccano i lavoratori del pubblico impiego accusandoli di fannullaggine non solo ci si comporta come l’ex Ministro Brunetta ma si attaccano tutti i lavoratori.


Che nel pubblico impiego s’incontrino i “furbi” non è innegabile ma della stessa specie di persone ne sono presenti tutti settori. Si dirà che nel privato, a causa dell’occhio del padrone direttamente sul lavoratore tutto ciò non è possibile od almeno è un fenomeno ridotto. E’ pressocchè sicuro che tal regola si trovi nelle catene di montaggio a causa della disumanizzazione delle condizioni lavorative ma per molti altri settori come la ristorazione, la navigazione, l’edilizia od altro la capacità del furbo di “scansarla” a scapito degli altri è altrettanto esistente. Può ricorrere alla malattia grazie al medico compiacente, può farsi “ben volere” dal datore grazie ad opere di arruffianamento insomma la qualità dello scaltro di farsi valere riesce ad esistere in qualunque ambiente lo si collochi. Estremizzando il paragone pensiamo ai kapò nei campi di concentramento nazisti che per agevolare se stessi non esitavano a farsi aguzzini dei propri stessi compagni di prigionia. Ma, ripeto, l’estremizzazione dell’esempio ha qui la sola funzione di voler far sempre considerare la varietà della natura umana, la sua capacità di adattamento alle situazioni in cui si trova e dell’obbiettivo che si è prefissa.

Quando Brunetta con la sua sterile retorica ha attaccato i lavoratori del Pubblico Impiego ha volutamente omesso che ogni lavoratore dell’apparato burocratico è sottoposto alle gerarchie di un Responsabile di settore che a sua volta ha un grado superiore e cioè un Dirigente.

Nel momento in cui un impiegato, per esempio, di una Provincia non ottempera al suo dovere esiste dunque un superiore che deve richiamarlo al proprio dovere. Ma Brunetta ha preferito puntare il dito contro la base impiegatizia anziché contro i quadri in quanto questi ultimi sono in stretto legame con gli eletti della politica ed in un qualche modo serbatoio di voti.

Anche sulle frasi tipiche quali ad esempio, “Gli insegnanti lavorano 18 ore alla settimana” dovrebbero essere vagliate. Si omette che il lavoro dell’insegnante prosegue a casa propria con le correzioni dei compiti e che non si limitano ad una sola classe, la preparazione della lezione e quindi le famigerate 18 ore non sono alla fine tali. Che poi non tutti siano portati a fare gli insegnanti è un altro argomento, proprio come non tutti i ladri sono portati per fare i ladri.

Quindi abboccare al ragionamento che alcuni lavoratori sono diversi dagli altri in quanto “privilegiati” è fare il gioco di chi vuole dividere una classe, consapevole che una classe divisa è meno pericolosa di una unita e che ad una classe divisa è più facile sottrarre e negare diritti.

La vera forza popolare della contestazione degli anni fine ’60 primi ’70 fu proprio il capire questo concetto di fratellanza, appunto il: “lavoratori di tutto il mondo unitevi”. E non “disunitevi.

Oggi più che mai andrebbe chiarito che la divisione consiste in persone che fanno (o provano a fare visto che ha volte sono pure ostacolate) bene il proprio lavoro e chi non lo fa o non vuole farlo; non tra lavoratori del Pubblico Impiego e lavoratori Privati. Infine, gettando uno sguardo alla crisi del ’29 anch’essa accaduta grazie alle Banche ed agli operatori di Borsa, se l’America poté uscirne fu grazie al New Deal cioè all’intervento pubblico nell’economia e non per la disponibilità degli impresari privati verso il bene generale, anzi. Loro nel malessere del popolo ci sguazzano volentieri.