mercoledì 14 dicembre 2011

Regole sbagliate


di Raffaella Alladio


"In cima alla piramide ci sono loro; gli intoccabili meccanismi più o meno incarnati che deliberano a loro uso e consumo e a nostro abuso e discapito. Noi siamo quelli in basso, volendone per forza fare una questione economica strettamente legata al potere. e noi lotteremo tra noi; non per la sola soppravvivenza e reciproca convivenza, non per orchestrare un'esistenza decente anche seppur individuale.

Ma noi lotteremo tra noi per strapparci ciò che tra noi nessuno più ha, ma tutti credono ce l'abbia il vicino di casa; noi lotteremo tra noi con tutta la rabbia di un'esasperazione dettata dall'alto, ma sfogata sul semplicemente un po' diverso anche se molto più simile di quanto si creda. Lotteremo con la cattiveria di un'ignoranza inculcata dalla cupola sorridente e sorridendo accettata dal popolo pelandrone. Lotteremo tra poveracci per le briciole di pane lasciando che pochi finiscano la gigantesca torta.

E nemmeno ce ne accorgeremo.

E nemmeno ne soffriremo ma ci faremo male; e ci annienteremo fisicamente dopo che avranno ingerito di noi anche l'ultima più misera capacità di pensiero civile."


E' un quadro.

La gente è stanca: della disonestà, dei politici, della burocrazia, della mala informazione, della chiesa corrotta, dei reati impuniti e di mille altre cose. Ma non si mette mai in gioco, non mette mai sotto i riflettori di una vera critica il proprio agire. La colpa è sempre di qualcun altro, la responsabilità sempre di terzi.

Ed è così che si arriva alla guerra tra poveri; una guerra quanto mai triste perchè, se possibile, la più insensata di tutte le guerre.

Quando Gherardo Colombo parla della fine della prima Repubblica in un suo libro di qualche anno fa, mostra chiaramente la nostra visione del mondo: finchè, dice Colombo parlando del suo lavoro nel pool di mani pulite, si andavano a toccare i pezzi grossi, la politica, le istituzioni allora la gente in piazza lanciava monetine, improperi e fischi. Ma quando si è arrivati a indagare il finanziere che è il tuo vicino di casa, o il direttore della banca sotto casa tua, o l'impiegato dell'ufficio tecnico del tuo comune, la gente ha cessato di essere solidale con i magistrati; la gente si è ritirata in casa dietro le persiane chiuse.


Perchè?

Perchè quel finanziere, quel direttore di banca, quell'impiegato poteva essere chiunque.

Berlusconi ha corrotto per milioni di euro, come Craxi all'epoca e Gardini; noi probabilmente abbiamo solo chiesto al nostro amico della polizia municipale di toglierci con una multa o abbiamo usato la macchina di servizio per andare a fare la spesa; noi abbiamo rubato solo cinquanta euro, non milioni... Perciò non ci sentiamo colpevoli.

Cosa cambia?


Se sei un ladro e hai la possibilità di rubare una mercedes, la rubi; ma se nei d'intorni c'è solo una cinquecento, meglio quella di niente...

Ladro rimani in un caso e nell'altro.


Per questo dobbiamo assumerci la responsabilità piena delle azioni che compiamo senza, viceversa, sentirci autorizzati alla violazione delle regole da una classe dirigente corrotta e disonesta. Noi siamo i detentori del potere a patto di non farci annichilire quella capacità di pensiero civile che ancora rimane.

Dividerci in categorie lavorative ben precise, etichettarci e inserirci negli ingranaggi del sistema; chi ci ha portato alla disgregazione dsociale ci porterà fino alla guerra tra poveri:

dipendenti e autonomi, pensionati e lavoratori, nord e sud, provincia e città...

Sono imposizioni e non verità; sono nomi che non ci impediscono di essere in tanti e di essere tutti uomini.

Se le regole sono sbagliate, e lo sono, lottiamo insieme per cambiarle.