giovedì 10 novembre 2011

Quando un popolo smette di credere nella politica


di Pierfrancesco Sozio

Siamo forse vicini alla fine di un era, un era politica che dura da diciassette anni; periodo storico politico in cui non si ricorda un partito, non si ricorda un ideale, si ricorda solo un personaggio: Silvio Berlusconi.


Un grandissimo imprenditore, un uomo che ha governato l'Italia per praticamente diciassette anni, portandola sull'orlo del baratro; ha avuto la capacità di farsi eleggere attraverso promesse demagogiche, (l'abbattimento delle tasse, computer alle famiglie povere...); quest'uomo attraverso le su gesta ha messo in ridicolo un'intera nazione agli occhi del mondo.

Ma cosa ci lascia questo lungo periodo? Cosa ci lascia oltre alla crisi, oltre ad un debito pubblico insanabile e agli alti tassi di disoccupazione?

Lascia un paese privo di ideali, privo di sentimento e che non è più capace di credere ad un futuro migliore; se si parla di politica, è una discussione alla legislatura che ha fatto meno danni! Ma siamo impazziti? Quand'è che abbiamo smesso di credere nel futuro, quand'è che la politica è diventata uno scopo di lucro e non un lavoro mirato a migliorare la vita dei cittadini? Possibile che i nostri parlamentari abbiamo una media di età di quarantacinque anni! Le cazzate che fanno loro adesso, non si ripercuotono sul loro futuro, ma sui giovani, sulle generazioni che stanno arrivando! Perché nessuno crede più di poter cambiare le cose, non bisogna abbattersi! I giovani sono il futuro, devono ribellarsi essere arroganti, governare il paese sbagliando! Ma a differenza degli attuali politici, un governo giovane ha il tempo di apprendere gli sbagli, rimediare e imparare.

Sono stufo di parlare con gente di vent'anni rassegnata ormai ad una politica mirata al denaro, alle leggi a persona e alla monopolizzazione dei mezzi di informazione! Viviamo nella più grande crisi che la storia abbia mai visto, ma dobbiamo risorgere! Bisogna crederci, bisogna crederci adesso come non mai! Certo il futuro non ci sorride, probabilmente sarà dura e non è detto che ci risolleveremo mai completamente, ma siamo tutti sconfitti in partenza se non ci crediamo. È questa la vera crisi di ideali, non c'entra niente con la chiesa, la famiglia o i valori; ma si concentra sul fatto che sempre meno persone credono davvero in un Italia migliore, a un mondo migliore ! Si può dire quel che si vuole sui sessantottini o sul fascismo o su qualsiasi altro movimento culturale, si può essere d'accordo oppure no! Ma almeno era composto da persone che credevano in qualcosa, lottavano e non hanno mai smesso di crederci; e ora sta a noi avere la stessa determinazione! La determinazione a cambiare le cose in questo paese e nel mondo intero.