martedì 27 settembre 2011

Gelmini ovvero sparare sulla croce rossa


di Roberto Carroll

Continuare a parlare della Gelmini riferendosi al tunnel Ginevra Abruzzo è come sparare sulla croce rossa. Anche perchè la replica affidata alla stampa è ancora più esilarante della prima battuta. Testuale la Ministra, tramite house organ ci informa: Ovviamente il tunnel di cui si parla nel comunicato di ieri non può essere per nessuna ragione inteso come un tunnel che collega materialmente Ginevra e il Gran Sasso. Questo è di facile intuizione per tutti, e la polemica è assolutamente strumentale”.

La replica dimostra alcune cose. La prima è che persone laureate, non importa se a Brescia o in Calabria, non abboccano all’esistenza di un simile tunnel, tutte tranne la Gelmini che ha rilasciato quella dichiarazione. Secondo, il Ministro dovrebbe sapere che le parole hanno un significato specifico proprio per limitarne l’ambiguità e maggiormente lo deve il comunicato ministeriale così da impedirne contestualizzazioni e strumentalizzazioni; ne consegue che tunnel indica universalmente una dimensione sotterranea sia materialmente che analogicamente. Ad esempio del primo c’è il tunnel della Manica (quello sì esistente, qualcuno informi la ministra) per il secondo il famoso tunnel della droga (in cui potrebbero scivolare prestigiosi esponenti della classe politica a furia di frequentare pusher disperati come Tarantini). Terzo, la Gelmini dimostra di aver imparato bene la lezione di berlusconi: sparare un castroneria o fare una dichiarazione per subito negarla.

Quarto, l’assoluta mancanza di umiltà di questi personaggi che prima di proferire la parola “ho sbagliato, scusate” preferiscono continuare a rinforzare cavolate con altre cavolate.
Ma come dichiarato nell’incipit continuare a parlare dell’”increscioso incidente” equivale ad uccidere un uomo ( o donna) morto/a. Del resto l’imitazione di Caterina Guzzanti centra bene l’obbiettivo “Io, qui manco ce volevo stà”. Difatti che c’azzecca, direbbe Di Pietro, la Gelmini con la scuola a parte l’aver assolto gli anni dell’obbligo?
Nulla. La signora è un avvocato. Ed è curioso affidare un tale Ministero ad un Azzegarbugli qualunque. La competenza più naturale sarebbe legata a chi ha operato direttamente sul campo, che ha saputo affrontare problemi legati a quel mondo o che ha avuto idee innovative in termini di pedagogia o sociologia o che sia appartenente all’Accademia con titoli di merito e non qualcuno che può aiutarti a stendere una constatazione amichevole o citare il vicino di pianerottolo per i danni prodotti dal gatto. Si osserva oltremodo che berlusconi per sé stesso ha scelto Longo e Ghedini, non la Gelmini…
Un altro punto a sfavore la gentil dama lo incontra allorchè la si paragona ad una sua precedente, la Moratti. In confronto a donna Letizia, la Gelmini non ha né idee né il nerbo. Beninteso, personalmente non rimpiango la Moratti ma due meriti, in paragone all’attuale ministra debbo riconoscerglieli; aveva un progetto (personalmente non condivisibile) ricordato come le Tre I (Impresa, Inglese, Internet) sottese al motto “formiamo i bambini all’azienda e per l’azienda”, una dimensione alquanto “fascio comunista” del sapere. Era comunque un’idea di scuola, di formazione. La Gelmini di contro presenta il ritorno al grembiule e al maestro unico. Forse per compiacere qualche amico del tessile? Forse per pubertà repressa? Chissà?!
Secondo punto a favore della Moratti è del novembre 2002 con la scure di Tremonti (ancora lui) ad abbattersi sulla scuola per dieci miliardi e Letizia che minacciò l’uscita dal governo. Alla fine venne ridotto il taglio. Con l’avvocatessa Gelmini, Tremonti dorme sonni beati.

Dunque l’attuale ministra che non sa come spendersi sulla propria materia, preferisce lasciare ai posteri articoli degni del ventennio, quale quello che è possibile trovare, con data 24 agosto 2011, su “Starlet Time, il blog che non perdona” (manca di sapere chi non è perdonato, se l’incauto lettore che ci capita o chi altri…). Qui è possibile avere l’immagine edificante della Ministra post mamma. Ecco la vigorosa descrizione che farebbe invidia alle belle mamme fasciste di una volta ( i corsivi a scommento sono miei): “Dopo il parto non ha voluto perdere neanche un giorno di lavoro,” (non che dal basso se ne senta la mancanza) allestendo addirittura uno studio improvvisato nel salotto di casa, pur di continuare ad esercitare il mestiere (questa è una parola grossa) di Ministro della Pubblica Istruzione. Ma ora è tempo di ferie per Maria Stella Gelmini, ( si noti come solo adesso si faccia il nome della ministra, quasi si fosse in uno spettacolo di varietà con il presentatore a dire, ed ora abbiamo nientepopòdimenochè…!) libera finalmente di dedicarsi anima e corpo alla sua piccola… La location (ma parla come mangi!)scelta per trascorrere qualche giorno di relax (aridaiè!) è Limone, sul Lago di Garda, in un albergo munito di tutti i comfort, (esattamente come per la maggior parte dei precari della scuola si suppone) ma non, purtroppo per lei abbastanza isolato da tener lontani i paparazzi (chissà come ne soffre la poverina). E allora eccola la nostra Maria Stella, in piena forma (per certi lacchè non importa se l’autorità sono sempre in splendida forma) e pronta a mostrarsi in bikini all’occhio dei flash del settimanale Gente (ma non era riottosa al fotografo?), mentre coccola e sbaciucchia la sua piccola. Guardando le immagini, direste mai che una donna così tenera ed affettuosa sia tanto odiata da studenti e professori?”.

Si noterà come la chiosa all’articolo punti il dito contro studenti e professori in modo veramente tendenzioso. E’ usato il verbo “odiano” non: “criticano” “contestano” o similari. Un tale verbo è in contraltare agli aggettivi “tenera ed affettuosa”. Lei agnello, gli altri i lupi. Tantomeno vengono accennati i motivi a tanto “odio”. Di fronte a scribacchini di tal risma che tutto possono fare tranne che aiutare una ministra così priva di carisma a conquistarsene un po’, si può ancora sparlare della Gelmini? Direi che bastano e avanzano.