sabato 24 dicembre 2011

Intolleranza zero


di Raffaella Alladio


E' di questi giorni una normativa francese che definisce reato la negazione del genocidio armeno da parte dei turchi. Un atto di intelligenza e maturità civica molto raro in questa Europa globalizzata ma razzista che infatti ha visto scoppiare il caso diplomatico con l'allontanamento dell'anbasciatore turco dal paese nostro vicino di casa. Sempre per continuare sulla strada dell'irresponsabilità; per continuare a non guardare la realtà e gli errori commessi per quel che sono, chiedere scusa e cercare di canbiare in meglio le società umane in cui viviamo.


Perchè continuare a farci guidare dall'ignoranza mancando di rispetto a noi stessi, alle nostre capacità umane e all'evoluzione della specie?

Non è più solo la paura del diverso a guidare la mano dell'uomo contro un altro uomo di razza differente o differente religione o ideologia; non è solo la paura se nella consapevolezza che questa nasce dall'ignorarne l'oggetto non usiamo ciò che siamo e possiamo per colmare il vuoto con la conoscenza.

Questo non può definirsi altrimenti che stupidità.


"Noi riteniamo incontestabili ed evidenti per se stesse le seguenti verità: che tutti gli uomini sono stati creati uguali; che essi sono stati dotati dal Creatore di alcuni diritti inalienabili; che tra questi diritti sono in primo luogo la vita, la libertà, la ricerca della felicità."

Queste parole sono il preambolo della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti proclamata il 4 luglio 1776; duecentotrentacinque anni fa.


Pensare quello che è stato il cammino fatto per arrivare fin lì fa certamente riflettere sulla valenza di queste parole: bellissime, ma in quel cammino ampiamente disattese. E non solo. Gli Stati Uniti sono stati un bacino d'intolleranza in tutti i secoli successivi, dallo schiavismo dei neri alla loro ghettizzazione, dalla chiusura verso le popolazioni ispaniche del sud America al maccartismo; per arrivare alla folle lotta al terrorismo degli ultimi anni.


Eppure, se vogliamo ancora credere che le parole abbiano un senso e un peso nella società umana, in quelle parole ci sono verità così palesi espresse in termini così chiari da disarmare anche il leghista più agguerrito.

Verità incontestabile di per se stessa è che gli uomini sono stati creati tutti uguali.

Deriviamo tutti dalla stessa scimmia.

O, se vogliamo fare i creazionisti, deriviamo tutti dalla stessa manciata di terra che un Dio ha voluto modellare a sua immagine e somiglianza.

Tutti uguali. Uomini.


Con ciò non si vuol fare del moralismo spicciolo perchè le diversità culturali, religiose, ambientali che esistono tra le popolazioni del mondo sono realtà e quando vengono poste a contatto inevitabilmente innescano dei problemi di comprensione reciproca e di comunicazione.

Ma chiudere le porte significa soltanto creare un'illusione di sicurezza; aprirle, invece, spalancarle per far entrare il massimo della luce permette di vedere tutto con molta più chiarezza. Permette di capire, forse anche nei dettagli; permette quindi di abbattere le difficoltà di comunicazione ovvero abbattere o almeno smorzare i problemi.


Se nella diversità guardiamo l'origine comune del nostro essere uomini, allora il percorso differente di ognuno di noi sarà condivisibile e reciprocamente arricchente e permetterà a quell'origine comune di evolvere e progredire in maniera veramente completa.

Ai nostri figli bisognerebbe insegnare innanzitutto che sono uomini. Come tutti gli altri.

Dovremmo incidere le parole della Dichiarazione americana nella loro anima perchè solo le parole scritte nell'anima, diceva Platone, sono importanti: le abbiamo ascoltate, le abbiamo capite, sono diventate una parte di noi.

La vita, la libertà, la ricerca della felicità.