di Roberto Carroll
La questione dell’elettorato berlusconiano e leghista è stato affrontata solo marginalmente e con un po’ di supponenza. Soprattutto su quest’ultimo si sono spese parole, tante, ancorate ad una serie di stereotipi, veritieri in verità, quali il razzismo, l’ottusaggine, l’ambiguità fiscale, la perenne ricerca di un nemico, lo spirito antidemocratico e comunque sia a questo elettorato che vorrà far valere le sue ragioni non parrà vero sbandierare ai quattro venti la reintroduzione dell’ICI, l’attacco al sistema pensionistico (perché siamo chiari, comunque la si pensi, quello alle pensioni è un vero e proprio attacco), la perdita di posti di lavoro dovuta alla concorrenza cinese ed alla mancata introduzione di dazi doganali oltre al tormentone classico di Roma ladrona e del mancato trasferimento dei fondi al Nord. Ed a costoro non varrà nulla sentirsi ribattere che la Lega è stata al Governo per tutte le legislature di berlusconi; ribadirebbe rabbiosamente che le riforme “complete” a loro non sono state fatte fare e comunque, loro, le tasse non le hanno messe.
Facendoci attenzione sono gli stessi argomenti di berlusconi: mancanza di potere e tasse non messe.
Anzitutto riguardo l’ometto di Arcore c’è da dire che a parole la maggioranza della gente per strada dichiara di non votarlo ma poi, chissà come, i voti spuntano fuori. Ciò non rende facilmente identificabile la totalità del suo tipo di elettore. Buona parte di quell’elettorato è accumunato da alcune caratteristiche: tende ad una visione del mondo influenzata dalla televisione ed il tema che maggiormente lo sensibilizza è quello della sicurezza. Non è difficile immaginare che con l’avvio della campagna elettorale le televisioni controllate dall’ometto bionico dipingeranno un’Italia percorsa da una spirale di crimini e violenze imputabili ad extraitaliani, a terroristi dei centri sociali ed ogni altra specie faunistica che rappresenti in primo luogo la sinistra ( o quel che ne resta). A “Porta a Porta” il reduce silvio non mancherà di puntare il dito contro le imposizioni dell’Europa, l’impossibilità di governare a causa dei giudici, l‘attacco dei media (soprattutto Santoro, Repubblica e Il Fatto Quotidiano) per screditarlo (e quindi screditarci ) agli occhi del mondo proprio quando ci sarebbe stato bisogno di una maggior coesione nazionale per fronteggiare l’attacco speculativo dei grandi gruppi finanziari e cantilene già sentite che lo hanno comunque portato alla Presidenza del Consiglio.
Che l’opposizione possa rendersi più credibile di come è adesso è piuttosto improbabile. Sinché Bersani non avrà stabilito chi sia la sua base elettorale, il PD continuerà ad essere una zitella vogliosa di maritarsi ma rifiutata da tutti. Ad esempio l’attuale PD non ha dato vita ad una manifestazione di massa con tanto di picchettaggio, ovvero quanto è in suo potere, davanti ai cancelli FIAT contro l’ultima arrogante pretesa di Marchionne di decretare la fine dei contratti collettivi per iniziarne di individuali. Il PD è troppo preoccupato di non dispiacere ai vari Montezemolo, Marcegaglia e Confindustria in generale per preoccuparsi di quella che una volta era la base elettorale del PCI; forse confida troppo sulla tenuta della CGIL FIOM retta da Landini, l’ultimo oppositore rimasto sui diritti dei lavoratori. Al contempo il PD non ha un alleato che concretamente può portare un congruo numero di voti, quelli che porta Di Pietro non sono voti sottratti a berlusconi od alla Lega. Inoltre considerando che l’ultima armata prodiana, simile a quella Brancaleone per quanti tipi contrapposti tra loro mise assieme, vinse con uno scarto di circa 20.000 voti, ( neppure una squadra di serie B ha un così basso numero di spettatori ), rende arduo immaginarlo al governo. Non: impossibile,sì. Ma arduo….
Ci sarà anche l’incognita terzo Polo. Potrà certo conseguire un buon numero di voti ma è difficile immaginarlo oltre un dieci %, così che il suo peso potrebbe solo bilanciare quello della Lega.
Orbene immaginando un Parlamento così triparitico non può che tornare a memoria il Parlamento del secondo Prodi, con una maggioranza al Senato talmente esigua da ridicolizzare ogni tentativo di riforma sia verso una destatalizzazione dei servizi ed una liberalizzazione delle professioni che in suo contrario. E tutto ciò non potrà che favorire ulteriormente il Cainano ed i suoi accoliti con l’aggravante che i transfughi di adesso sul modello Carlucci tornino come figliol prodighi dal loro benefattore che, da buon padre li accoglierà a braccia aperte.
A questo punto l’unica mina vagante in grado di smuovere la stagnazione partitocratica resterebbero i Grillini, sempre che siano interessati a raggiungere gli scranni nazionali, poiché sin ieri il loro interesse dichiarato è posto alle sole Regioni e ai Comuni. Da loro potrebbe giungere, anche se come sola opposizione, un rinnovamento totale non solo della nostra politica ma anche un risveglio di coscienze rispetto la qualità della vita che stiamo vivendo in nome della “crescita” e del “benessere” (ancora non si capisce a quale tipo si faccia riferimento) che invece è andata molto peggiorando, sia in termini ambientali che sociali. Dovrebbero comunque viaggiare da soli poiché avrebbero il solo appoggio di Di Pietro. Non del PD (che invece dovrebbe), non del Terzo Polo (troppo conservatori Casini e Rutelli ed un punto di domanda su Fini) e giammai l’avrebbero dal Popolo delle Libertà.
Dunque, sia che vinca sia che perda berlusconi vincerà comunque, grazie alla debolezza degli avversari. Se vince avrà dalla sua sia la maggioranza che il “senso di responsabilità” delle opposizioni. Se perde terrà continuamente in scacco la maggioranza poiché a lui del “senso di responsabilità” frega ben poco. Voterà a favore di un provvedimento se ne trarrà beneficio altrimenti:che gli altri crepino.
Un futuro pessimista? Concordo. Ma un futuro possibile che converrebbe considerare prima che si materializzi. Proprio per renderlo immateriale.