giovedì 24 novembre 2011

Classe politica di ieri e ladri di oggi


di Simone Ferrali

In Italia, i ladri “potenti” tendono a difendersi sempre cercando di spiegare che non sono gli unici a rubare, o “tirando fuori” scuse inverosimili: questo, ovviamente perché, le possibilità di respingere le acccuse in modo “normale” sono pochissime … il più delle volte sono colpevoli per i capi di imputazione di cui sono accusati.


Negli ultimi anni questo “fenomeno” (paradossalmente fenomeno) si è espanso a macchia d’olio, coinvolgendo sempre più personalità illustri e ridicolizzando queste davanti alla propria nazione; a volte anche davanti al mondo intero. Faccio queste considerazioni, stimolato dal caso di questi giorni, ossia la corruzione in Finmeccanica.


Ma facciamo un passo indietro: c’era una volta una nazione dove i ladri venivano sbattuti in galera e quelli che erano in circolazione non erano certo in politica; questa era l’Italia del dopo-guerra, quella di De Gasperi, nella quale i politici, a fine carriera, abbandonavano il loro ruolo di rappresentanza senza aver guadagnato quasi niente, ma rendendo ricco il proprio paese, quello che amavano davvero: l’Italia (Sfido chiunque a mettere in dubbio questo.). Era un periodo buono, i conti “tornavano” anche grazie ai soldi che l’Italia riceveva dagli Usa, a seguito della stipulazione del Piano Marshall, il tenore di vita delle persone migliorava mese dopo mese, anno dopo anno e tutto era più facile. Ahimè, altra politica, altri personaggi: basta pensare che De Gasperi andò contro il volere del Papa facendo fallire la cosiddetta “Operazione Sturzo”, che prevedeva l’alleanza della DC con il MSI (E non come lo chiama Scilipoti “L’MSI”. Per lui si dice “Lo Movimento Sociale italiano” e non “Il Movimento”.), in occasione delle elezioni comunali di Roma del 1952: il Papa voleva questa alleanza per poter spazzare via il pericolo di una vittoria comunista proprio nella capitale, ma De Gasperi ricordandosi del suo passato anti-fascista, rifiutò categoricamente la sollecitazione di Pio XII. Immaginatevi adesso un politico che rifiuta un’alleanza con i propri nemici (Tra l’altro MSI e DC non erano neanche agli antipodi.), rischiando di perdere le elezioni, soprattutto se sollecitato dal Papa: impossibile.


Ma De Gasperi non è stato l’unico: altri grandi personaggi politici sono stati il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, tutt’oggi considerato uno dei padri fondatori della nostra Repubblica, Aldo Moro, ed altre grandi figure, esempio di correttezza e rettitudine morale.
Un considerazione che spesso faccio (anche se questi due che seguono, sono molto più attuali.) è che oggi non esistono più politici dalla rettitudine morale di Almirante (MSI) e Berlinguer (PCI), che seppur con idee completamente diverse, avevano valori a differenza dei politici (alias “ladri”) di oggi. Ripeto, non entro nel merito delle loro idee, giuste o sbagliate che siano: Berlinguer, lo considero uno dei più grandi della storia dell’Italia repubblicana, nonostante io sia di idee differenti.
Un altro mio ossequio va ai nostri Padri Costituenti che hanno avuto il merito di esser stati presbiti (Hanno guardato al bene della nazione nel lungo periodo, e non al loro interesse personale.).


Poi purtroppo ovviamente gli anni passarono, il bene dell’Italia venne messo in secondo piano, mentre l’interesse personale dei politici in primo; questi nostri rappresentanti da presbiti diventarono miopi. La DC, fondata dallo statista De Gasperi e rovinata dai suoi successori, iniziò ad inglobare al suo interno politici corrotti: una parte di opinione pubblica affermava che DC e Mafia potevano essere considerati sinonimi.

La situazione precipitò con il passare degli anni, fino a che non fu arrestato Mario Chiesa nell’inchiesta Mani Pulite (che poi diventerà Tangentopoli.). Tangentopoli segnò la fine della Prima Repubblica, ma anche la seconda, purtroppo, non ha preso le distanze dall’ultima parte della precedente.
D’altra parte non poteva essere altrimenti, visto che abbiamo affidato le chiavi di Palazzo Chigi a Berlusconi, anch’egli indagato nell’inchiesta Tangentopoli: B. dirà ad Enzo Biagi e Indro Montanelli di essere entrato in politica solo per salvare se stesso e le sue aziende. Capisco però, che per gli elettori di quel tempo non era facile conoscere tutte queste informazioni, visto che 3 frequenze televisive erano proprio di B.
A questo proposito vi invito a leggere il libro “Ad Personam” di Marco Travaglio: verrete a conoscenza di particolari che ridicolizzano ancora di più la figura del cainano.


Ma dal finire della Prima Repubblica, fino ad arrivare ad oggi, i potenti indagati sfoderano difese alquanto bizzarre, per cercare di uscire puliti dalle loro indagini, almeno davanti all’opinione pubblica. C’è una considerazione che voglio fare riguardo la mia affermazione “uscire puliti dall’indagine, almeno davanti all’opinione pubblica”: con questo voglio dire che ormai c’è un luogo comune, una frase fatta, uno standard de facto che usano i potenti italiani dopo la sentenza della Cassazione. Se la Cassazione scagiona l’imputato, si dice “C’era un complotto nei confronti dell’imputato, meno male che la Cassazione l’ha fermato (Il complotto.).”; se invece la Cassazione accusa il potente di turno, si dice “C’è un complotto nei confronti dell’imputato, è preso di mira dai magistrati, ed anche la Cassazione ha complottato con i giudici dei primi due gradi di giudizio.”. Praticamente accusato o scagionato, l’imputato è vittima di un complotto: c’è un abuso delle parole complotto, accanimento giudiziario ed anche della “presunzione d’innocenza” prevista dalla nostra Costituzione.


Ma quello che io vorrei mettere in evidenza in questo articolo (Mi sono dilungato molto su questa prima parte, perché credo sia importante parlare dei grandi statisti e contestare i vizi della politica più vicina a noi.), sono le giustificazioni date dai politici italiani, volta per volta, per difendersi dalle accuse rivolte. Ovviamente, prenderò in considerazione solo alcuni casi (Tutti sarebbe impossibile.), partendo dalla difesa di Craxi ed arrivando a quella di Rao (Per giustificare la mazzetta ricevuta da Finmeccanica).


BETTINO CRAXI: Scoppiata Tangentopoli, Craxi affermò “che Mario Chiesa (Appena arrestato.) era l’unica mela marcia tra tante mele sane.” ; la versione di Craxi però, tenne ben poco, perché le indagini si allargarono e lo coinvolsero: a questo punto le camere, dovevano votare l’autorizzazione a procedere per quattro capi d’accusa. Per convincerle a non concedere l’autorizzazione, Craxi tenne un discorso di 53 minuti, nel quale recitò per la prima volta il “Così fan tutti”, dicendo che “tutti sapevano, ma nessuno parlava” e “Si alzi in piedi chi non rubava”. Si difese talmente bene, che poi dovette scappare ad Hammamet per sfuggire all’arresto. Da quel giorno il “Così fan tutti” è diventato un luogo comune.


SILVIO BERLUSCONI: A spiegare tutto, ci vorrebbero settimane e settimane di intenso lavoro. Prendo in considerazione solo una delle prime giustificazioni di “pompetta (B. appunto)” e una delle ultime. Nel 1994 B. prese le difese di suo fratello Paolo accusato per corruzione, ed affermò: “Non ritengo tangenti quelle che l’imprenditore è disposto a pagare a membri della Pubblica Amministrazione, per ottenere qualcosa che gli spetterebbe di diritto e non gli viene dato.”. C’è bisogno di aggiungere altro?
Nel 2010 invece, dopo il caso Ruby, in un primo momento B. affermo: “Non è vero che la pagavo, pensavo fosse la nipote di Mubarak; niente bunga-bunga, solo cene eleganti.” Ovviamente tutti i suoi trombettieri per mesi e mesi difesero la sua versione, accusando chi definiva Ruby e le ragazze dell’Olgettina prostitute. Ad un certo punto però, B. in un NANO-secondo distrusse la versione precedente annientando mesi e mesi di lavori dei suoi avvocati. Disse: “E’ vero, pagavo Ruby perché non si prostituisse.”. Nonostante questo i trombettieri e gli avvocati di B. continuarono a sostenere entrambe le versioni: in realtà però, queste sono in conflitto tra loro … si deve scegliere, o una o l’altra. Anche qui c’è bisogno di aggiungere qualcosa?


EMILIO COLOMBO: Senatore a vita dal 2003, ex-Presidente del Consiglio (1970-1972), fu accusato nella cosiddetta “Operazione Cleopatra” di fare uso di cocaina e di mandare i suoi uomini a ritirarla con le auto blu. Colombo non smentì, anzi, ammise di fare uso di cocaina dicendo però, che il consumo avveniva per fini terapeutici. Ovviamente è paradossale l’uso della cocaina per fini terapeutici. Cosa curava con la coca? Forse aveva le narici chiuse e la coca le apre; esistono però, vari spray ad un prezzo migliore, che tra l’altro si trovano in qualsiasi farmacia, e che hanno il solito effetto. Anche il nostro senatore a vita “l’ha sparata grossa.”


CESARE PREVITI: Fu accusato dal magistrato Ilda Boccassini, di aver fatto un bonifico al giudice Squillante, recapitato in Svizzera. Previti come risposta disse che non si trattava di corruzione, ma solo di evasione. E’ stato l’unico caso in 63 anni di Repubblica, che per scampare ad un reato ne confessa un altro.




GUIDO BERTOLASO: Prima dello scandalo scoppiato su di lui, era considerato un santo, proprio perché i nostri media ce lo descrivevano così. Per difenderlo prima intervenne il Ministro Mattioli che dice: “Bertolaso sicuramente non c’entra niente, perché troppo impegnato a fare il suo lavoro.” come se il problema fosse la mancanza di tempo: non prende mazzette solo perché non ha tempo, ma se gli avanza qualche minuto… . Successivamente interviene anche Bertolaso che in un’intervista al Corriere della Sera afferma: “Secondo voi, uno del mio livello si fa corrompere per 50000€?”. Il problema quindi era lo scarso ammontare della somma di denaro … anche lui patetico.


CLAUDIO SCAJOLA: Fra tutte le affermazioni quella di Scajola è la più bizzarra. Anche lui ricevette soldi da Anemone (Colui che aveva dato 50000 € a Bertolaso.), in altro modo però. Anemone infatti, pagò un valore di 900000€ per acquistare una casa con vista Colosseo all’ex-ministro; nel bel mezzo dell’indagine, Scajola si dimise con l’ormai famosissima frase “Mi dimetto, perché un Ministro non può pensare di vivere in un appartamento pagato in parte da altri.”. Della serie “se trovo chi mi ha dato 900000€ gliela faccio pagare.”.


ROBERTO RAO: E’ il più attuale; scoppiato lo scandalo Finmeccanica, Di Lernia, il “bancomat” di questa, ha dichiarato alle autorità di aver dato una mazzetta da 200000€ al tesoriere dell’UdC Pino Naro perché Casini e Cesa erano fuori sede. Rao, il braccio destro di Casini, si è difeso affermando che “Sono tutte balle, non può essere stata mandata una mazzetta nella sede dell’UdC, perché tra l’altro nella sede del partito Casini non ha un ufficio.”. Il problema, come spiegato da Travaglio nel suo editoriale, è che Di Lernia sbagliò l’indirizzo. Alibi di ferro sfoggiato da Rao: era dura fare peggio. Gli avvocati degli imputati in questo caso hanno chiesto esplicitamente a Rao di stare zitto: sicuramente potranno tirar fuori un alibi migliore.

Alla fine del mio articolo, spero di aver chiarito le mie idee. L’uomo con il progredire del tempo si perfeziona sempre di più, chissà se fra 1000 anni rasenteremo la perfezione. Politicamente però, io credo che il meglio sia passato, quindi dobbiamo cercare di prendere come modelli i grandi statisti che ci hanno preceduto, cercando di prendere i loro valori e la loro lungimiranza. Solo così, potremmo riuscire a ricreare una classe politica adeguata ad una nazione come l’Italia, e degna dei primi politici della Repubblica: il processo però deve partire dalla società, perché la classe politica rispecchia i mali e i beni della società!