di Leonardo Iacobucci
asinichevolano.altervista.org
Secondo le stime più accurate, il Tesoro italiano ha in portafoglio circa 30 miliardi di euro in derivati. Questo fatto pone forti dubbi riguardo alla sostenibilità del debito - e infatti tutti i governi che si sono succeduti dal 1996 hanno accuratamente evitato di chiarire di quanto l'Italia sia effettivamente esposta, e se ci sia il rischio di dover pagare, nel futuro prossimo, gli investitori che decidano di liberarsene, spinti dal nuovo impianto regolatorio e dalla crisi dei debiti europei. Morgan Stanley ha recentemente ridotto la sua esposizione verso l'Italia per circa 3,4 miliardi di euro. Ma nessuno ne parla
L'operazione avrebbe avuto successo il 3 gennaio di quest'anno. Il Ministero del Tesoro avrebbe estinto una posizione in derivati con Morgan Stanley. Proprio i vertici di Morgan Stanley avrebbero dichiarato la riduzione dell'esposizione nei confronti dell'Italia che vede una contrazione di quest'ultima pari a 3,381 mld €. Morgan Stanley è passata dai 6,268 mld € a 2,887 mld € di esposizione, la riduzione è oltre il 50%.
Sia il Tesoro che Morgan Stanley non hanno voluto dare ulteriori dettagli sui motivi di questa operazione, aggravando ancor di più la reputazione di un governo, secondo l'opinione pubblica, salva-banche. A quanto pare, l'operazione riguarderebbe il regolamento di contratti derivati che difficilmente vengono liquidati prima di un evento importante come un downgrade di enorme entità. Secondo fonti, il costo per il Tesoro è stato nullo.
In realtà se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un'altra banca, allora l'Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso - e molti ritengono sia andata così - allora l'Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro.
La banca newyorkese si è limitata ad annunciare trionfalmente il recupero della somma, il governo italiano non ha fornito alcuna spiegazione e i media non indagano né chiedono alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare il debito proprio con la Morgan Stanley. Il questo modo il governo non è tenuto a spiegare perché abbia optato per il silenzio e la segretezza assoluta anziché ammettere che, mentre venivano stangati i pensionati e non solo, lo Stato provvedeva a rimborsare 2 miliardi e mezzo alla investment bank. Non sarebbe stato il massimo dal punto di vista dell’immagine e della popolarità, ma in fondo è stato lo stesso “Full Monti”, ribattezzato così proprio dalla Morgan Stanley al momento della sua nomina a premier, a dichiarare di non dover soddisfare alcun elettore, in quanto non eletto.
Una domanda però mi viene da farla a Monti: La European Bank Authority riporta che l'Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee, e questo non include quelle statunitensi, quelle svizzere nè quelle inglesi. Cosa succederebbe se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni?
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Secondo le stime più accurate, il Tesoro italiano ha in portafoglio circa 30 miliardi di euro in derivati. Questo fatto pone forti dubbi riguardo alla sostenibilità del debito - e infatti tutti i governi che si sono succeduti dal 1996 hanno accuratamente evitato di chiarire di quanto l'Italia sia effettivamente esposta, e se ci sia il rischio di dover pagare, nel futuro prossimo, gli investitori che decidano di liberarsene, spinti dal nuovo impianto regolatorio e dalla crisi dei debiti europei. Morgan Stanley ha recentemente ridotto la sua esposizione verso l'Italia per circa 3,4 miliardi di euro. Ma nessuno ne parla
L'operazione avrebbe avuto successo il 3 gennaio di quest'anno. Il Ministero del Tesoro avrebbe estinto una posizione in derivati con Morgan Stanley. Proprio i vertici di Morgan Stanley avrebbero dichiarato la riduzione dell'esposizione nei confronti dell'Italia che vede una contrazione di quest'ultima pari a 3,381 mld €. Morgan Stanley è passata dai 6,268 mld € a 2,887 mld € di esposizione, la riduzione è oltre il 50%.
Sia il Tesoro che Morgan Stanley non hanno voluto dare ulteriori dettagli sui motivi di questa operazione, aggravando ancor di più la reputazione di un governo, secondo l'opinione pubblica, salva-banche. A quanto pare, l'operazione riguarderebbe il regolamento di contratti derivati che difficilmente vengono liquidati prima di un evento importante come un downgrade di enorme entità. Secondo fonti, il costo per il Tesoro è stato nullo.
In realtà se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un'altra banca, allora l'Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso - e molti ritengono sia andata così - allora l'Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro.
La banca newyorkese si è limitata ad annunciare trionfalmente il recupero della somma, il governo italiano non ha fornito alcuna spiegazione e i media non indagano né chiedono alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare il debito proprio con la Morgan Stanley. Il questo modo il governo non è tenuto a spiegare perché abbia optato per il silenzio e la segretezza assoluta anziché ammettere che, mentre venivano stangati i pensionati e non solo, lo Stato provvedeva a rimborsare 2 miliardi e mezzo alla investment bank. Non sarebbe stato il massimo dal punto di vista dell’immagine e della popolarità, ma in fondo è stato lo stesso “Full Monti”, ribattezzato così proprio dalla Morgan Stanley al momento della sua nomina a premier, a dichiarare di non dover soddisfare alcun elettore, in quanto non eletto.
Una domanda però mi viene da farla a Monti: La European Bank Authority riporta che l'Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee, e questo non include quelle statunitensi, quelle svizzere nè quelle inglesi. Cosa succederebbe se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni?