venerdì 27 gennaio 2012

Le parole servono


di Raffaella Alladio


Proviamo a fare ciò che Monti con altezzosa e superba indifferenza si ostina a non fare: ascoltare e parlare con il popolo.

L'Italia si è spezzata. Si è pericolosamente accesa la miccia dell'indignazione e il passionale popolo italiano si sta gettando in strada con la consueta malaorganizzazione da stadio.


L'indignazione è sacrosanto diritto, anzi aggiungerei sacrosanto dovere di persone beffeggiate e derubate per anni cui è stato chiesto di porgere la guancia per l'ennesima volta. La rabbia con cui questa indignazione sta mostrando il volto, però, è pericolosa e si ritorcerà contro chi sta cercando di non adeguarsi e subire, ma lottare per ciò in cui crede.


Abbandoniamo per un momento il nostro essere individuale e guardiamo a ciò che è nel complesso. Mario Monti saltella da un consiglio dei ministri al tavolo di una concertazione sindacale; da una riunione dell'eurogruppo a un pranzo con il primo ministro britannico; da un incontro con Van Rompuy a una riunione con Casini e Bersani.

Forse sarebbe necessario che inserisse in agenda anche una chiacchieratina con la gente comune che forse non può consigliarlo sugli investimenti in titoli ma può dargli qualche buon consiglio sull'economia domestica.


La gente ha un evidente bisogno di parlare e di usare quella sovranità popolare da cui il signor Monti non proviene ma di cui deve comunque tenere conto come capo di un governo democratico.

Lo faccia come vuole: attraverso la televisione, la radio, i giornali, in Parlamento magari (che definirei, anche se anacronistico, il luogo ideale); ma lo faccia.


Non è una richiesta, è un dovere che il primo ministro ha nei confronti degli italiani, cui deve rispondere in primis delle sue scelte e del suo operato.

L'appoggio e la condiscendenza dell'Unione Europea non possono e non devono diventare motivo di sopraffazione della volontà popolare. Se così è non si può che concludere, con superficiale retorica, ma ingenuo realismo, che l'interesse di Monti e governo per la cosa pubblica è ben misero e sicuramente subordinato a più sottili interessi economici di alto livello.


E quindi la ribellione popolare diventa lecita e legittima.

Ma sarà violenza, come già si evidenzia da queste prime battute; e la violenza perde su tutti i fronti.

Le crisi necessarie ad un'elevazione morale e dei diritti, a detta di Monti, non possono superarsi senza condivisione e comprensione delle parti in causa: le persone che di queste "crisi necessarie" pagano le dirette conseguenze.

Dove ci sta portando questo tecnico dalle capacità formidabili?

Questo vogliamo sapere e siamo stanchi di essere considerati fisiologicamente stupidi, quindi incapaci di capire e relegati in un angolo.


Se Monti non è in grado di spiegare nei minimi termini le sue intenzioni a un popolo ignorante, assuma l'ennesimo esperto, questa volta in comunicazioni; tanto stipendio più, stipendio meno non fa più grossa differenza.

Ma la differenza ci sarebbe se finalmente questo malefico meccanismo politico scendesse in piazza al mercato con la gente; veramente e non per fare campagna elettorale ma per comprare lo zucchero, la pasta, il caffè. Rendendosi conto che forse noi siamo completamente ignoranti di economia e di manovre finanziarie, ma loro stanno cercando di farci credere che lavorano per risolvere problemi che nemmeno conoscono.