martedì 17 gennaio 2012

I Masaniello d'Italia


di Rosario Grillo

Tutti se l’aspettavano: il rigore di Monti e le preannunciate liberalizzazioni scatenano proteste in varie parti del paese. Il dilagare del corporativismo, che sorregge e stimola la gran parte di queste proteste, provoca una certa depressione e, al seguito, una sottile domanda : “ come mai le balordaggini di Berlusconi non avevano scatenato tante proteste ? “. Soprattutto è spontanea una considerazione : in Italia non è vero che lo Stato siamo tutti noi, perché ognuno si considera Stato, dunque l’io anarchico e protestatario è Stato.

Tra i tanti movimenti, commento in ispecie il movimento detto “ dei Forconi “ presente in Sicilia, dove dal 16 al 20 gennaio è in corso un’agitazione degli autotrasportatori, che è diventata collettore di un’ampia rete di agitatori : dagli agricoltori alle piccole imprese, al semplice cittadino che protesta contro il rincaro della vita. Addirittura, stando agli annunci del movimento, gli stessi ambientalisti hanno dato il loro sostegno, senza preoccuparsi se il blocco dello Stretto di Messina concorre a sponsorizzare il famigerato Ponte sullo Stretto.

L’insolita “ armata brancaleone “ dà corso ad un’azione, che fuoriesce dai regolamenti, blocca i trasporti, isola la Sicilia, che boccheggia per i mancati rifornimenti.

Nella storia d’Italia i precedenti sono molteplici ed hanno un prototipo : la rivolta di Masaniello nel 1647 a Napoli. La rivolta antispagnola, dopo aver raccolto istanze di un legittimo malcontento popolare, svoltò negli eccessi del suo capopopolo ( Masaniello ) e nel “ tradimento “ di quel ceto sociale medio che doveva formare la colonna portante della soluzione antispagnola.

Da allora dire rivolta di Masaniello significa dire rivolta inconcludente e controproducente.

Nella stessa Sicilia, precedenti storici non mancano e di primo acchito possiamo citare i Fasci Siciliani. Nulla da eccepire sulle nobili personalità di molti suoi capi, autorevoli emblemi del nascente ideale socialista. Ma l’insieme mancò di organizzazione e fu così causa di una violenta restaurazione crispina ( periodo che nell’insieme sfocerà nella crisi di fine secolo 1898).

Molto più pertinente come precedente, mi sembra comunque, quel variegato universo del banditismo, che ebbe il suo emblema in Salvatore Giuliano, colluso o collaterale all’autonomismo siciliano.

Quest’ultimo, atteggiatosi a movimento popolare, era in realtà organo degli antichi padroni, dei latifondisti mutatisi in baroni, in finti liberali, in opportunisti di ogni stagione. La loro organizzazione trattò con gli alleati angloamericani per impedire svolte progressiste nell’isola, strumentalizzò le bande di Giuliano, traccheggiando con la mafia ( strage di Portella della Ginestra ).

Sul piano politico odierno, le tendenze della società siciliana – lo dico da siciliano perché tale mi considero dopo 40 anni di residenza nel Veneto – mi sembrano mancare d’equilibrio, in quanto vanno dal clamoroso ed univoco consenso dato a Berlusconi, a questa recente azione di stampo leghista ( lega del sud ).

Come si usa dire : dalla padella alla brace.