di Francesco Napoletti
Una capacità notevole Di Pietro ce l'ha: quella di fiutare i crimini a distanza (motivo per cui era più credibile da magistrato che da politico). Certo, per chi conosce il modus operandi berlusconiano non era difficile prevedere la vergogna che sta accadendo in questo istante.
Oggi, 13 novembre 2011, Giorgio Napolitano ha aperto le consultazioni per dare forma al nuovo governo provvisorio (o almeno ci auguriamo che sia tale) e subito si avvera la vergogna prevedibilissima: come da tipica usanza italiota, il regime uscente detta le condizioni per sostenere il nuovo governo di emergenza. E le condizioni non possono che essere i soliti disgustosi interessi privati e di partito.
Ricapitoliamo: il Paese sta con l'acqua alla gola (e dico acqua per non dire...), si insedia un governo che deve approvare in fretta leggi di urgenza e interesse nazionale, e Bellicapelli si permette pure di piantare paletti, dopo esser stato cacciato a suon di "tradimenti": il suo sostegno costa un ministro della Giustizia amico (Augusta Iannini, il giudice moglie di Vespa), un suo uomo al Ministero per lo Sviluppo Economico e che il nuovo governo non si azzardi a toccare le Telecomunicazioni e il Porcellum porcellorum. Ah e che Monti non si azzardi a ricandidarsi: l'Italia è del monopolista che è arrivato per primo.
Stando all'Ansa, Monti avrebbe risposto in stile "non animarti, piccolo uomo, sarai esaudito. I ministri però li scelgo io e su questo non rompere i coglioni". Se poi ci si mette anche il Terzo Polo che odia i laici come il Diavolo l'Acqua Santa, abbiamo dinanzi un quadro completo ed esaustivo.
Comunque il nuovo governo ci sarà delineato fra non molto, e decisamente non vediamo l'ora di ammirare questa compagine di tecnici catto-berlusconiani. Certo, per lo meno si tratta di gente competente, persone che non accenderanno falò di 370.000 leggi inutili (dal De Piromania di Calderoli) e che in via del tutto eccezionale non saranno avvocati. Persino Gianni Letta si è tirato indietro dal sottosegretariato, con senso di responsabilità (o di pura lungimiranza).
Per quanto, un ministero ad Amato mi farebbe inneggiare a Letta duce.