domenica 20 novembre 2011

Michela Brambilla dimissionaria tenta l’ultimo colpaccio all’Enit. Ma viene bloccata.


di Paola Totaro

Faceva quasi simpatia Michela Brambilla alle sue prime apparizioni in tv a Ballarò. Con il suo fare deciso e la parlantina sciolta. Piccole stravaganze sexy ma tutto sommato all’apparenza una donna forte.

Ha lottato strenuamente per farsi strada ed ha ottenuto ciò che voleva e cioè diventare Ministro. E dopo tutto come darle torto? Perché la Carfagna sì e lei no?
Alla realtà dei fatti poi però il suo operato al dicastero del Turismo non si è rivelato granché incisivo. Come tutto l’esecutivo d'altronde. Si è distinta in realtà nel 2010, quando con molta nonchalance aveva nominato al vertice dell’ACI un odontotecnico e piccolo imprenditore di Calolziocorte, in provincia di Lecco, Eros Maggioni di 42 anni, amante dell’equitazione, uomo sconosciuto ai più ma di certo non alla Brambilla visto che è il suo fidanzato da quasi vent’anni.
Prima di abbandonare le scene Michela aveva in mente un altro colpo dei suoi. Che “disgraziatamente” non l’è riuscito. Tutta colpa di Caterina Cittadino, Capo Dipartimento per lo Sviluppo del Ministero del Turismo.
La Cittadino, sembra a capo di una “fronda interna” al Ministero, non se l’è sentita di dare seguito alle disposizioni del ministro uscente Michela Vittoria Brambilla, la quale aveva, attraverso il capo di gabinetto Claudio Varrone, impartito l’ordine di raddoppiare gli emolumenti di Paolo Rubini, 49 anni, direttore dell’Ente per il Turismo (Enit), da quasi 190 mila ad oltre 400 mila.

L’ordine perentorio della ex Ministra amante dei cani, avrebbe permesso a Rubini ed a Mario Resca, grande amico da lungo tempo di Silvio Berlusconi, consigliere Mondadori e direttore dei Beni Culturali, di intascare 130 mila euro all’anno ciascuno per i loro incarichi rispettivamente di Consigliere delegato e Presidente di Convention Bureau, una società voluta strenuamente dalla Brambilla. La finalità ufficiale della nuova società sembra fosse incrementare il turismo dei convegni, ma in realtà la Convention Bureau si è rivelata un inutile fardello, nato con una ricca dotazione di circa 7 milioni euro e che invece in soli tre mesi dalla nascita è riuscita ad accumulare un passivo di 567 mila euro.