di Raffaella Alladio
"La crescita dipende dalla ripresa dei consumi" questa è la dichiarazione di Bordoni, il presidente di Centromarca in risposta all'evidenza dei dati Istat che vedono un ulteriore calo dei consumi nel mese di settembre 2011, portando ad un abbassamento complessivo annuo, aggiornato appunto a settembre, dell'1,6%.
Un'evidenza di dati talmente scontata da non suscitare la minima reazione in nessuno. Compreso Bordoni che, nella sua richiesta al governo Monti di rilanciare la domanda perchè soltanto consumando di più si cresce, dà semplicemente voce alla solita ovvietà di questo sistema.
Dopo averci indottrinati al consumo, adesso ci fanno anche "sentire in colpa" perchè non consumiamo abbastanza ribaltando sul solito capro espiatorio la responsabilità di una recessione che ha motivazioni ben più ampie e responsabili in ben altre persone che non il solito popolino.
Se nel modus operandi in corso queste sono evidenze evidenti e scontate, tali non sono più se lette in una prospettiva di reale volontà di cambiamento. Ciò che si vede, infatti, è semplicemente il collasso di un sistema, quello capitalista.
Un aumento dei consumi non è più possibile e nemmeno auspicabile se per consumo intendiamo sempre e solo beni materiali. Deve, in sostanza, cambiare il concetto stesso di ricchezza individuale, e quindi collettiva, affinchè si possa parlare di reale crescita in uno Stato.
L'unica responsabilità popolare è quella di essersi lasciato trascinare in un tale consumismo e non è responsabilità da poco dato che, meschinamente come detto, gli si sta ritorcendo contro.
Ma gli unici fruitori del benessere conseguente sono gli stessi responsabili della diffusione di un pensiero consumista che ha portato la gente a credere di aver bisogno di beni molto spesso superflui e, più grave, ha portato la gente a non saper più scegliere tra i propri desideri.
Per deviare quindi da un tale meccanismo perverso e dannoso bisogna ridurre questi consumi, che sono quelli cui si riferisce Bordoni, ed aumentare invece la produzione, e la domanda, di cultura, informazione, arte, ricerca, tempo reinventandosi un mercato, altrettanto libero, ma certamente più sostenibile.