di Luigi Repola
Il 22 ottobre 2009 all’ospedale “Sandro Pertini” di Roma muore Stefano Cucchi. Il 15 ottobre fu trovato in possesso di diversa quantità di droga e venne arrestato, il giorno dopo fu processato per direttissima e già si vedeva il corpo del giovane martoriato e ciò desto scalpore perché fino alla sera prima il ragazzo godeva di buona salute. Dopo l'udienza le condizioni del giovane peggiorarono ulteriormente, portato all’ospedale “FateBeneFratelli” vennero riscontrate lesioni alla gambe, alla mascella, all'addome e al torace. Ne fu chiesto il ricovero ma il ragazzo stesso lo rifiutò e così morì a causa delle lesioni provocate dalle percosse ricevute dagli agenti la notte dell’arresto (c’è un processo ancora in corso sulle cause del decesso) come testimoniano diversi detenuti che il giorno dopo l’arresto videro Cucchi in pessime condizioni senza contare le foto scattate in obitorio dai parenti dove si vedevano le violenze subite e il forte grado di malnutrizione.
Ora si aggiunge alle testimonianze quella dell’infermiera dell’ospedale “Sandro Pertini” che ha detto che il giovane le confidò di essere stato picchiato dai carabinieri la notte dell’arresto ma che non avrebbe denunciato il fatto, forse conscio della impossibilità di avere ragione davanti alla giustizia. A questa testimonianza si aggiunge il fascicolo della “Uoc Risk Management” dell'Asl di Roma che parla di una morte “improvvisa e inaspettata”. Queste due deposizioni verranno usate dai legali della famiglia Cucchi nel processo sulla morte del loro Stefano nel quale sono imputati 12 persone: tre agenti di polizia per lesioni e percosse mentre tre infermieri e i tre medici sono indagati per abbandono di incapace.
La verità sembra davanti agli occhi di tutti, aspettiamo che la giustizia dia la giusta punizione a chi, accecato dal potere, ha ucciso un ragazzo di 31 anni anche se nessuna sentenza potrà mai far tornare Stefano alla sua famiglia.