di Francesco Napoletti
"Finalmente non dovremo più parlare sempre e solo di Silvio Berlusconi" esultava Indro Montanelli nel lontano dicembre '94. Molti oggi la pensano così. E non c'è cosa esteticamente più meravigliosa della voglia di tornare alla politica. Purtroppo però il Grande Vecchio fu deluso dalla storia: egli aveva sopravvalutato gli italiani, o meglio gli italiani erano diventati, nel frattempo, sopravvalutabili.
Oggi B. muore politicamente, ma i suoi interessi sono ancora vivi e più in conflitto che mai. A dimostrazione di ciò le parole minacciose della sua emanazione alfanica: "il nuovo governo non metta alla giustizia un militante".
Traduciamo per chi non avesse affinità con la lingua del papello: "al ministero della giustizia non ci vada chi ritiene incostituzionali le cose incostituzionali. Se non è uno dei miei tanti cloni sparsi per l'Italia non vi appoggeremo. Capiito mi hai?"
In particolare, a Milano l'ex PdC è imputato in tre processi e rinviato a giudizio in uno. Ora che non è più membro del governo, sono legittimi solo gli impedimenti legittimi. Anche se potrebbe utilizzare il metodo-Previti (il quale, per disertare i processi in cui era imputato si improvvisava tuttologo e sollevava questioni di ogni genere su cui poter votare in aula ogni volta. Spassoso). Questo avrebbe i suoi risvolti positivi: mai più assenteismo. Per lo meno di lui.
Apparte quella di fare il parlamentare diligente, l'omino ha un'altra strategia in pugno: minacciare il governo Monti di non appoggiarlo se questo non risolverà i problemi e le esigenze di B., ne abbiamo già parlato.
A questo punto assisteremmo al primo caso di parassita attaccato all'ospite anche quando lo ha già ridotto in fin di vita (i parassiti ematofagi sanno quando smettere e passare ad un altro ospite... evidentemente non lui).
Per questo non è ancora finita. Per questo sarebbe un errore non nominarlo più (stile Veltroni). Ricordate che questo governo probabilmente non sarà migliore del precedente. Anzi, si regge sui suoi voti.