giovedì 17 novembre 2011

Amsterdam, chiusura graduale dei Coffee shop fino alla chiusura definitiva?


di Salvatore Borzì


Le motivazioni che il premier Mark Rutte diede lo scorso maggio restano ancora ben salde e non c'è alcun passo indietro da parte del governo di destra, insediatosi lo scorso anno. La proposta di chiudere i coffe-shops in Olanda parte dalla voglia di rimarginare quelle che sono le ferite etiche inferte ad una capitale come Amsterdam, ormai ignorata dai più se non per l'odore e la gradevole nebbia nei locali.

L'ormai noto Geert Wilders, conosciuto per la sua natura xenofoba e antislamica, ha sostenuto a pieno la proposta del premier, d'altra parte ha dimostrato nel tempo che farebbe qualunque cosa pur di vedere solo olandesi nella sua splendida terra, contaminata da così tanti turisti, immigrati, visitatori e tossicodipendenti italiani; lo stesso Wilders si è battuto tempo addietro per l'ottenimento di una riduzione degli immigrati nella nazione, per il divieto di indossare il burqa e per la censura sul Corano, libro sacro che è in contrasto con la legislazione vigente nei Paesi Bassi (quest'ultima proposta mai esternata con determinazione, per fortuna).

Da gennaio del 2012 parte il timer, per un anno i coffe-shops saranno riservati ai soli residenti della città muniti di tesserino, dopo di che, dal 2013, i proprietari vedranno le loro attività bandite per sempre. E' la fine di un capitolo di storia che ha segnato nel bene e nel male una nazione, considerata luogo di trasgressione e non solo, luogo di straordinaria bellezza. E così, tra i fischi e gli applausi, si chiudono le porte in faccia ad una fetta di turismo, quel turismo che, probabilmente, avrebbe preferito i marciapiedi di Venezia, ma si sarebbe spostato più a nord per i profumi estasianti.