Il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è un personaggio dai mille talenti, potremmo dire 'nascosti', a partire da una serie di assegni spariti o falsificati, fallimenti a gogò e amicizie non proprio raccomandabili. Per non parlare poi di certe manovre finanziarie, sfociate in due inchieste archiviate, che lo hanno portato ad accumulare ben 2 miliardi del vecchio conio. E come non dimentare la sua promozione ad amministratore dei rimborsi elettorali della Lega (più di 22 milioni di euro nel 2010).
Questo e molto altro è stato pubblicato in un' inchiesta in tre puntate di Matteo Indice e Giovanni Mari pubblicata sul Secolo XIX di Genova.
Il quotidiano in questione ha scritto di essere in possesso di molti documenti, che metterebbero a repentaglio la reputazione del caro leghista, a partire da una condanna per guida senza patente o del fallimento «della Cost Service, impresa dall’oscura mission, a sua volta intermediaria di un altro gruppo fallito di cui sempre Belsito faceva parte: la Cost Liguria, specializzata (si fa per dire) in operazioni immobiliari ».
Il tesoriere ha anche affermato di aver conseguito a Malta una laurea in Scienze della comunicazione e una in Scienze politiche a Londra.
Anche su questo, il Secolo XIX ha manifestato i suoi dubbi visto che, guardando al fascicolo, si capisce che il titolo di perito conseguito nel 1993 presso l’Istituto privato napoletano «Pianma Fejevi», a Frattamaggiore, sarebbe taroccato.
Nel rapporto della Finanza si legge: «Il nome di Belsito non risulta nell’elenco esaminandi. La firma del preside non corrisponde».
Per di più, l'istituto di cui stiamo parlando non esiste più, in seguito all'inchiesta che ha visto 160 imputati per vendita di diplomi.