sabato 7 gennaio 2012

Il potere della filosofia...o la filosofia al potere


di Raffaella Alladio


L'Antitrust ha presentato al governo e al Parlamento un documento di una novantina di pagine contenente alcuni suggerimenti per un rilancio dell'economia italiana basato su liberalizzazioni varie e diparate; il governo Monti, che per il 23 corrente mese ha promesso la presentazione delle linee guida di un piano di manovre volte proprio ad un tale rilancio, non potrà che attingere a piene mani nel suddetto documento. Documento che viene presentato annualmente, ma che mai come quest'anno sembra caricarsi di aspettative.

Nella lettera di accompagnameto, l'Antitrust sottolinea la necessità, nel concretizzare i suoi suggerimenti, di "recuperare la dimensione dell'interesse generale e la sua prevalenza sugli equilibri di categoria".


Dato il soggetto parlante e quello in ascolto, l'interpretazione di tali parole non può che essere evidentemente volta al tentativo di eliminazione (parola grossa...) delle lobby di categoria per creare un libero mercato veramente libero e concorrenziale.


Continuiamo dunque a lavorare nella direzione di sempre; gettando belle parole a voraci porci che di esse si faranno un baffo ma di noi, plebe a basso costo, si faranno ghiotti bocconi.

Ora, pensare che le lobby e gli uomini al loro interno cedano il passo all'onestà materiale ed intellettuale per abbandonare potere e soldi in cambio di maggior equità sociale, non è utopia, è stupidità.

E supponiamo comunque che ciò sia; continuare ad insistere sull'aumento di concorrenzialità per salvare questo mercato che ha esaurito la sua efficienza come strumento di libertà sociale, anche questo non è utopico ma semplicemente stupido.


Magari si potrebbero rileggere le stesse parole su un piano più globale, più vasto, più complessivo per vedere in quel recupero della dimensione dell'interesse generale una vera e propria riforma, non soltanto sul piano economico, non soltanto sul piano politico, ma una riforma globale dell'esistenza umana.


Su tali presupposti una tale riconquista dell'interesse generale potrebbe sì diventare prevalente sugli interessi di categoria. In primo luogo su quelli della categoria politica seduta nel Parlamento italiano.

E soprattutto questa riconquista potrebbe attuarsi indipendentemente dalla stessa categoria politica; perchè ormai è veramente ingenuo continuare ad avere aspettative da coloro che dicono di guidare il paese.


E' lecito, per contro, credere nell'utopia come ambizione massima per migliorare continuamente se stessi; attraverso un abbandono di quelli che sono i valori materiali impostici dal sistema capitalista, si arriva ad un inevitabile cambio di rotta anche da parte di chi su questi valori ha costruito il proprio interesse personale: la riconquista della libertà individuale come contrappeso alla libertà concorrenziale del mercato.


Ambire ad avere dei filosofi al potere, come voleva Platone, è amore per la conoscenza e la giustizia, anche se qualcuno lo definirebbe utopia; ambire a che diventi filosofo chi vede il proprio potere come unico bene è ignoranza.