martedì 6 dicembre 2011

Benigni da Fiorello. Mai tornare indietro


di Lucia Pugliese

Benigni va ospite all’ultima puntata dello show di Fiorello in prima serata su Rai 1. In seconda serata c’è Vespa. Come dice il comico toscano, dobbiamo prendere le cose buone e le cose negative, anche della televisione. E così, abbiamo la crisi, ma possiamo almeno essere contenti che lui non c’è più. Si respira aria nuova: con una comicità un po’ amara, Benigni osserva che con Berlusconi ci siamo “divertiti” tanto. Su Monti, il comico toscano non si “diverte” così tanto: c’è da sperare che non ci sia mai troppo da riderci(o piangerci) sopra come sul cavaliere. Siamo all’inizio,ma di una cosa, Benigni sembra essere certo: quando Monti dice che ce la faremo, si riferisce all’Italia. Speriamo che il presidente del consiglio non si sbagli, e che si riferisca a tutto il nostro paese, e non solo ad una parte. Ce n’è anche per Bossi e il suo ritorno alle origini secessioniste: quando uno ha avuto un’idea sola nelle vita, dice Benigni, ci si affeziona. Forse una delle osservazioni più azzeccate del comico toscano. Tuttavia, forse perché Monti non sembra esattamente un personaggio da gag, forse perché lui non si è del tutto ritirato, forse perché le conseguenze del suo operato continuiamo a pagarle, è su Berlusconi che Benigni fa ridere con più entusiamo.

Come sempre però, ci lascia nel cuore più che le risate, i pensieri seri, nascosti dietro le mosse da giullare. E così dopo la memorabile (raffinatissima) canzone del corpo sciolto, che avrà fatto infuriare tutti gli affetti da stipsi, Benigni mostra il suo lato più serio e poetico: induce ad un’analisi,e soprattutto mette in guardia. Lui in fondo potrebbe tornare, e aggiunge chi scrive, se non si tratterà del nano malefico in persona, potrebbe saltare fuori qualcuno di simile. Allora, ricordiamoci, osserva il comico, che il mondo non lo abbiamo ereditato dai nostri padri, ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli. Abbiamo la responsabilità di consegnarglielo nel migliore stato possibile, e non certo nelle attuali condizioni. Benigni insiste proprio sul concetto di responsabilità, citando Pertini che, pur essendo paficista, partì volontario per la prima guerra mondiale. Pertini partì, racconta Benigni, perché partivano i figli dei contadini e degli operai: e lui, che era più fortunato, sentiva di dover dare almeno quanto loro, e stare loro accanto, se non anche più avanti, in prima linea. Chi ha di più quindi, dia di più: sia d’esempio, oltre che di buoni consigli. I giovani non hanno mai ascoltato i sermoni, ma guardano alle azioni. Per uscire dalla crisi, occorre quindi senso di responsabilità, e soprattutto uno spirito di unità.

Infine, citando Andrea Pazienza, Benigni afferma con forza che non si ritorna mai indietro, nemmeno per prendere la rincorsa.Una pensiero questo, che può essere utile per catapultarci nel domani. Dove potremo forse raccontare ai nostri figli una favola narrata per la prima volta da un giullare toscano: la storia di cavaliere malvagio con tanti cavalli, castelli e principesse( qualcuna troppo giovane) messo in fuga da una temibile orchessa tedesca. Non faremo( forse)nessun commento sul fondoschiena di quest’ultima, ma diremo, che da quando il cavaliere se ne andò, vivemmo tutti felici e contenti.

Non sembra così semplice, ma speriamo… sempre con gli occhi aperti.