mercoledì 7 dicembre 2011

Gli italiani e l’Illuminismo


di Giulio Pica

“Che cos’è l’Illuminismo ? L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, minorità che egli deve imputare a sé stesso”. Questo diceva più di 200 anni fa Kant in uno dei suoi scritti di cui ora non ricordo il titolo.

Ebbene, sembra proprio che tanti, troppi italiani non siamo mai usciti dallo stato di minorità, sembra quasi che godano a rimanere nell’eterno limbo della fase adolescenziale se non addirittura infantile; fasi caratterizzate dalla prevalenza del pensiero magico-infantile che ci porta ad essere preda dei facili entusiasmi, a dar credito al primo personaggio che dia l’impressione di salvare da solo le sorti del Paese.
Le cause di questo ritardo nell’approdo ad una piena maturità di popolo vanno ricercate nella nostra storia: dall’abortita rivoluzione napoletana del 1799, con le impiccagioni a furor di popolo dei rivoluzionari, al dominio incontrastato di clientele, notabilati, feudi elettorali e di una religiosità bigotta impregnata di elementi magici e di speranze salvifiche riposte nel primo messìa che si presenti all’orizzonte.
A causa di questo retaggio storico , tantissimi nostri concittadini hanno espresso il loro acritico consenso, per una durata quasi ininterrotta di 17 anni, ad un imprenditore tanto scaltro quanto rozzo ed incompetente e poi, quando anche per molti di costoro la misura è diventata colma, la loro fiducia è stata indirizzata , ancora una volta ingenuamente ed infantilmente, verso un governo tecnico nella speranza di farsi portare per mano al di fuori del guado nel quale il precedente governo li/ci aveva condotti, nel torpore generale di gran parte della società.
Con una velocità incredibile, questo entusiasmo rischia di tramutarsi in una rabbia altrettanto viscerale nei confronti del governo Monti, dal quale ci si aspettava miracoli, dimenticando che, a composizione parlamentare invariata, le pressioni ed i condizionamenti dei berluscones hanno avuto un certo peso nel far pendere l’ago della bilancia della manovra economica verso i ceti meno abbienti.
E’ evidente che questa manovra trasuda iniquità – dal mancato adeguamento delle pensioni medio-basse al costo della vita, all’esenzione dell’Ici per gli immobili di proprietà della chiesa, all’assenza pressocchè totale di serie misure contro l’evasione fiscale.
Pressato dall’urgenza e dalla gravità della crisi, il governo dei tecnici ha colpito dove era più facile colpire, rischiando di far gravare il peso del risanamento, ancora una volta, su pensionati e lavoratori dipendenti.
E’ facile ora individuare il nemico cui addossare la responsabilità della manovra finanziaria in atto.
Un po’ meno facile, per chi vuol rimanere in uno stato di minorità, è capire che gli artefici del dissesto continuano a sedere in Parlamento opponendosi ad una riscrittura più equa della manovra finanziaria, difendendo strenuamente i propri privilegi ed assicurando l’intangibilità del blocco sociale che li ha votati.
E’ da scriversi sicuramente ad essi il fatto che non sia stata introdotta la patrimoniale, che non sia stata aumentata l’aliquota Irpef sui rediti medio-alti, che i capitali scudati siano stai gravati da una misera tassa dell’1,5%, che gli immobili della chiesa continuino ad essere esenti da imposte.
La capacità di condizionamento di Berlusconi è , purtroppo, ancora troppo forte perché il governo possa agire in completa autonomia.
Pertanto permane il rischio concreto che un popolo abituato a credere alle favole, individui solo in Monti il proprio nemico, senza scorgere l’ombra dei burattinai che, dietro le quinte, continuano a contrastare qualsiasi cambiamento nella direzione dell’equità e della giustizia.