La notizia dell’ex Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, licenziato dal suo stesso gruppo consiliare del Comune di Venezia, a causa delle troppe assenze non può che vederci solidali con un uomo che ha saputo incarnare l’espressione “alto profilo”.
La notizia, un po’ datata per la verità visto che è del 7 novembre 2011, è che Il gruppo in riferimento al gaio Renato è mutato da Lista Brunetta in Lista civica per l’impegno di Venezia, Mestre, isole e comprende la accattivante cifra di tre persone: Renato Boraso, Alessandro Scarpa e Stefano Zecchi. Ed è proprio quest’ultimo a spiegarne laconicamente il “licenziamento” ed il conseguente della denominazione: “Questa decisione è stata assunta considerando con rammarico l’assenza di iniziative relative al lavoro del Consiglio Comunale dell’ispiratore e animatore della Lista originaria, nata per affrontare le elezioni del 2010 a Sindaco di Venezia. Valutando la nuova situazione che non può valersi dei suggerimenti dell’Onorevole Brunetta, basati su una profonda esperienza politica, nel desiderio di una sempre maggiore attenzione ai problemi di Venezia, Mestre e isole si è stabilito di modificare la denominazione del gruppo con l’intenzione di aprirsi e accogliere tutte le forze cittadine desiderose di lavorare per il bene della città e dei suoi abitanti.” Questa la dichiarazione del 7 Novembre 2011. Proviamo a tradurre.
Berlusconi non ci pensava proprio a volerlo sindaco di Venezia ed infatti non lo candidò come capolista PDL ma al contempo dovendo dargli un contentino e pur di rompere le uova nei panieri di chiunque lo accontenta mandandolo allo sbaraglio nella campagna elettorale con una lista civica in proprio. Così ci siamo accodati sperando in qualcosa di più che non è arrivato e come non bastasse siamo rimasti completamente da soli, senza un’idee, una proposta e sopratutto senza il futuro politico a cui aspiriamo per cui siamo qui assolutamente in vendita a chiunque vuol inglobarci e vaff…a Brunetta che comunque gli vada se già beccato una caterva di soldi come parlamentare.
Curioso è piuttosto che l’autore delle laconiche parole, il prof. Stefano Zecchi, si ritrovi anch’egli ricoperto da copiosi impegni. Infatti egli è professore ordinario di Estetica presso l’Università degli studi di Milano, editorialista per Il Giornale a cui ha assommato od assomma altri importanti incarichi quali: consigliere di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano; presidente dell’Accademia Belle Arti di Brera in Milano; membro del consiglio dell’Ier (Istituto per la programmazione scientifica e culturale della Regione Lombardia); presentante del Ministero della Pubblica istruzione presso l’UNESCO per la tutela dei beni immateriali; consigliere di amministrazione del MAXXI (Museo dell’arte del XXI secolo); consigliere d’amministrazione della Fondazione La Verdi di Milano; consigliere del teatro Parenti di Milano; prolisso autore di libri, consigliere comunale di Venezia e vicepresidente della VI commissione, (che ha competenze su: attività culturali, cittadinanza delle donne, cultura delle differenze, cultura delle differenze, promozione della città delle sue tradizioni e manifestazioni storico culturali, qualità urbana, politiche cultuali, turismo) dello stesso Comune. La speranza pubblica è che il professore si sia liberato di un po’ d’incarichi perché diventa arduo pensare a Venezia gironzolando tra un consiglio di amministrazione e l’altro, tra un premio letterario e un progetto UNESCO, tra un editoriale ed una lezione di cattedra universitaria. A meno che i “progetti” della Lista civica ex Brunetta siano svolti da qualcun altro e poiché sono solo in tre questo spiegherebbe l’apertura verso: “… tutte le forze cittadine desiderose di lavorare per…”.
Ma torniamo al nostro Brunetta. Vogliamo ricordarlo non in questa sua fase discendente, cacciato dietro la lavagna con l’epiteto di “fannullone”, bensì nella pienezza della luce dei riflettori ad illuminarlo come il novelle Robespierre del Pubblico Impiego.
Vogliamo ricordarlo quando con la modestia propria affermò a Matrix, da Mentana, che era in nuce per il Nobel all’economia suscitando le incontenibili risate del presentatore/giornalista. Infatti il Renatino seccato lo apostrofò:” Perché ride?” E Mentana che non riusciva a trattenersi dallo sfoggiare la sua salute dentale: “Non sto ridendo…”.
Vogliamo ricordarlo dalla Bignardi, in quel suo farneticante “ lei…di più; “ ed altre sconnesse parole a pappagallo come fanno i bambini negli asili quando ininterrottamente ripetano la stessa cantilena. Vogliamo ricordarlo con le serafiche parole dei suoi ex colleghi, nonchè “amici” di Partito, Tremonti e Sacconi: “E’ un deficiente”, “Neppure lo ascolto”.
Preferiamo sorvolare sulla sua opera di Ministro della Funzione Pubblica. Se le notizie dovessero giungere sino Stoccolma, c’è il serio rischio di fargli saltare la candidatura al prossimo Nobel per l’economia. E noi non vogliamo infierire…
La notizia, un po’ datata per la verità visto che è del 7 novembre 2011, è che Il gruppo in riferimento al gaio Renato è mutato da Lista Brunetta in Lista civica per l’impegno di Venezia, Mestre, isole e comprende la accattivante cifra di tre persone: Renato Boraso, Alessandro Scarpa e Stefano Zecchi. Ed è proprio quest’ultimo a spiegarne laconicamente il “licenziamento” ed il conseguente della denominazione: “Questa decisione è stata assunta considerando con rammarico l’assenza di iniziative relative al lavoro del Consiglio Comunale dell’ispiratore e animatore della Lista originaria, nata per affrontare le elezioni del 2010 a Sindaco di Venezia. Valutando la nuova situazione che non può valersi dei suggerimenti dell’Onorevole Brunetta, basati su una profonda esperienza politica, nel desiderio di una sempre maggiore attenzione ai problemi di Venezia, Mestre e isole si è stabilito di modificare la denominazione del gruppo con l’intenzione di aprirsi e accogliere tutte le forze cittadine desiderose di lavorare per il bene della città e dei suoi abitanti.” Questa la dichiarazione del 7 Novembre 2011. Proviamo a tradurre.
Berlusconi non ci pensava proprio a volerlo sindaco di Venezia ed infatti non lo candidò come capolista PDL ma al contempo dovendo dargli un contentino e pur di rompere le uova nei panieri di chiunque lo accontenta mandandolo allo sbaraglio nella campagna elettorale con una lista civica in proprio. Così ci siamo accodati sperando in qualcosa di più che non è arrivato e come non bastasse siamo rimasti completamente da soli, senza un’idee, una proposta e sopratutto senza il futuro politico a cui aspiriamo per cui siamo qui assolutamente in vendita a chiunque vuol inglobarci e vaff…a Brunetta che comunque gli vada se già beccato una caterva di soldi come parlamentare.
Curioso è piuttosto che l’autore delle laconiche parole, il prof. Stefano Zecchi, si ritrovi anch’egli ricoperto da copiosi impegni. Infatti egli è professore ordinario di Estetica presso l’Università degli studi di Milano, editorialista per Il Giornale a cui ha assommato od assomma altri importanti incarichi quali: consigliere di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano; presidente dell’Accademia Belle Arti di Brera in Milano; membro del consiglio dell’Ier (Istituto per la programmazione scientifica e culturale della Regione Lombardia); presentante del Ministero della Pubblica istruzione presso l’UNESCO per la tutela dei beni immateriali; consigliere di amministrazione del MAXXI (Museo dell’arte del XXI secolo); consigliere d’amministrazione della Fondazione La Verdi di Milano; consigliere del teatro Parenti di Milano; prolisso autore di libri, consigliere comunale di Venezia e vicepresidente della VI commissione, (che ha competenze su: attività culturali, cittadinanza delle donne, cultura delle differenze, cultura delle differenze, promozione della città delle sue tradizioni e manifestazioni storico culturali, qualità urbana, politiche cultuali, turismo) dello stesso Comune. La speranza pubblica è che il professore si sia liberato di un po’ d’incarichi perché diventa arduo pensare a Venezia gironzolando tra un consiglio di amministrazione e l’altro, tra un premio letterario e un progetto UNESCO, tra un editoriale ed una lezione di cattedra universitaria. A meno che i “progetti” della Lista civica ex Brunetta siano svolti da qualcun altro e poiché sono solo in tre questo spiegherebbe l’apertura verso: “… tutte le forze cittadine desiderose di lavorare per…”.
Ma torniamo al nostro Brunetta. Vogliamo ricordarlo non in questa sua fase discendente, cacciato dietro la lavagna con l’epiteto di “fannullone”, bensì nella pienezza della luce dei riflettori ad illuminarlo come il novelle Robespierre del Pubblico Impiego.
Vogliamo ricordarlo quando con la modestia propria affermò a Matrix, da Mentana, che era in nuce per il Nobel all’economia suscitando le incontenibili risate del presentatore/giornalista. Infatti il Renatino seccato lo apostrofò:” Perché ride?” E Mentana che non riusciva a trattenersi dallo sfoggiare la sua salute dentale: “Non sto ridendo…”.
Vogliamo ricordarlo dalla Bignardi, in quel suo farneticante “ lei…di più; “ ed altre sconnesse parole a pappagallo come fanno i bambini negli asili quando ininterrottamente ripetano la stessa cantilena. Vogliamo ricordarlo con le serafiche parole dei suoi ex colleghi, nonchè “amici” di Partito, Tremonti e Sacconi: “E’ un deficiente”, “Neppure lo ascolto”.
Preferiamo sorvolare sulla sua opera di Ministro della Funzione Pubblica. Se le notizie dovessero giungere sino Stoccolma, c’è il serio rischio di fargli saltare la candidatura al prossimo Nobel per l’economia. E noi non vogliamo infierire…