di Francesco Napoletti
New York Times: molti istituti di credito esaminano la possibilità di una disintegrazione dell'area euro; nel Regno Unito, Royal Bank of Scotland mette a punto piani di emergenza nel caso in cui l'impensabile diventi realta'. Negli Stati Uniti le autorita' di regolamentazione spingono le banche, fra le quali Citigroup, a ridurre la loro esposizione verso l'area euro. In poche parole, gli angloamericani ci abbandonano, temono la nostra implosione o tutt'al più ci snobberanno, togliendoci la fiducia e i loro investimenti.
Poco di interessante. E' del tutto prevedibile che in tempo di crisi globale, chi ha scelto di "starne fuori" come il Regno Unito diffonda l'idea che l'Euro stia collassando nella rovina generale. Il Foreign Office esorta le ambasciate inglesi dell’eurozona a preparare "piani d’aiuto in caso di collasso dell’euro e possibili, conseguenti sommosse popolari". L’Economist: "l’euro si distruggerà a giorni. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli".
Ma le visioni di rovina imminente non sono solo una questione inglese o americana.
"L’Europa sta diventando una grande Grecia" sarebbe il concetto espresso nell'incontro di ieri dei ministri delle finanze di Germania, Olanda e Finlandia. Già abbassato il rating di Belgio, Portogallo e Ungheria, ora si prevede il declassamento della Francia. Oggi anche i giornali tedeschi insinuano il dubbio: il governo federale avrebbe chiesto una “simulazione” di fallimento della valuta europea.
La cancelliera Angela Merkel, chiavabilissima per carità, dovrebbe avere chiaro il concetto: cadiamo noi cadi anche tu. Cara Germania, hai voluto il timone? Inutile cercare di non affondare con la nave. Il finale più probabile è che ad implodere non sarà solo l'Euro, ma il sistema di avidità umano, che ha portato alle banche uno strapotere dannosissimo per tutti. Uno strapotere antecedente l'Euro di qualche secolo.