mercoledì 16 novembre 2011

Rieducazione alla democrazia


di Rosario Grillo

“…se la democrazia di oggi e di domani potrà essere senza centro, non potrà essere senza un fine…questo non può non consistere….nella fioritura umanistica delle libere personalità in uno spazio pubblico. Ha , insomma, il significato di farci consapevoli che, proprio attraverso il ricordo e il riconoscimento della propria storia – per criticarla, per superarla -, la democrazia potrà ancora coincidere con la politica, come organizzazione libera della speranza “ ( C. Galli, La crisi della democrazia ).

Occorre quindi una quotidiana educazione ai nuovi stilemi della democrazia globale.

Ormai è chiaro, ed è comunque fondativo, che essa non si lascia intendere come democrazia univoca a scala planetaria. C. Galli insiste ripetutamente sulla democrazia multilivello come sul concetto di multi-democrazie ( declinazione necessaria e coerente della democrazia con i caratteri molteplici dei popoli investiti ).

Partiamo dalla parola cardine, così cara al ’68, ed ancora oggi invocata come medicina indispensabile, panacea dei mali della democrazia passiva : Partecipazione.

In qual modo va rivisitata ? Sono caduti, da tempo ormai, le facili speranze nell’immediata presa dei valori della democrazia sui giovani in formazione, ed a scalare su tutti i membri del corpo sociale.

Al suo posto abbiamo visto insediarsi dei concreti interessi, in primis dei bisogni – che definirei reali – dei singoli soggetti sociali, incentivati, molto spesso, dai correnti imbonitori, pubblicitari e fomentatori del consumismo di massa e/o del mercatismo globale. Il frutto della centrifugazione è stato ed è il privatismo scambiato per pubblico ( universale ) , la soggettività sfrenata scaduta ad esibizionismo ( machismo, nichilismo, volontà di potenza, velinismo, ottica dell’apparenza ).

Senza alcun dubbio, però, se ci atteniamo ai nuovi canoni della democrazia nell’era globale, che consigliano di non far discendere la prassi della democrazia dalla pura teoria – forma astratta , impercettibile ed aleatoria - . Se riformuliamo nell’oggi la connotazione delle soggettività, interlocutrici indispensabili del fare democratico ( del fare democrazia ) , e , quindi, partiamo dal concreto reale, bisogna riconoscere le personalità vive nel contrasto delle multiformi individualità e nel conflitto – legittimo ma temperato – del soddisfacimento dei loro bisogni.

Bisogni, che pescano di fatto nell’espressione stessa dell’operare dell’individuo e della sua performance lavorativa. Si innesta così la corrente vitale della produttività, accettata nella sua sorgente, al di fuori e al di sopra di qualsiasi manipolazione eterodiretta. ( Quanto sono stati vicini Hegel e Marx , e perfino Croce entro certi confini, a questa dimensione ! ).

Appunto, queste “ ricche “ personalità, ricche di energie positive, sono le portatrici reali dei flussi della Partecipazione, incanalata nell’alveo della Democrazia – stare insieme, cooperazione, solidarietà, finalità umanistiche- .

Secondo me, se si frequentano queste modalità, se si adottano questi metodi – senza pretesa di automatismo - , si ritrovano i giovani assieme ai soggetti più disinteressati – in quanto interessati in primis al Supremo Fine, sempre in fieri -.

Si rinsangua, nello stesso tempo, la democrazia, perenne araba fenice, esigente stella polare del nostro consorzio umano.