lunedì 14 novembre 2011

La Rai corre ai ripari. Santoro minaccia per gli ascolti: e pensarci prima?


di Paola Totaro

Lorenza Lei forse ripresasi dal torpore, chiede approfondimenti e misure idonee per combattere la concorrenza. La direzione Marketing di Viale Mazzini infatti ha avviato un esame approfondito di Servizio Pubblico di Michele Santoro, in onda su Sky e sulle televisioni locali oltre che sul web: ascolti suddivisi regione per regione e confronto con la prima puntata.
Il motivo è essenzialmente economico, visto che in questo “periodo di garanzia” si decidono le fette pubblicitarie e perdere quattro serate al mese sarebbe decisamente deleterio per la Rai, visto che giovedì scorso anche Mediaset è tornata competitiva.

L’idea sembra quella di rendere più appetibile la serata Rai con programmi d’informazione soprattutto in prima serata dopo che l’esperimento Porta a Porta è andato male con il 15,5% di share ben lontano dal 22% di Ballarò, programma che infatti ha ottenuto un’edizione straordinaria sabato sera, per commentare le dimissioni di Berlusconi.
Per il momento Giuliano Ferrara viene tenuto in stand by attendendo anche l’evoluzione politica prima di rifare il palinsesto.
Dopo tre anni duri anche Rai Tre sta tornando ad avere autonomia grazie agli sforzi di Antonio Di Bella, costretto a minacciare spesso le dimissioni per farsi ascoltare.
Questi i numeri di Servizio pubblico: giovedì è stato seguito da 2,633 milioni di telespettatori e il 10,42% di share, l'esordio era stato di 2,9 milioni e 12 punti di share. Cresce il pubblico a pagamento (più 150 mila italiani su Sky) e cambia il pubblico gratuito con rimbalzi alti e bassi anomali.
Probabilmente l’effetto “curiosità” avvantaggerà tutta l’edizione di Servizio Pubblico e renderà sempre più difficile il lavoro dell'Auditel che fatica a registrare il terremoto multi-piattaforma impostato com’è sulle televisioni tradizionali.
Spiega meglio la situazione Francesco Siliato di Studio Frasi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico: “L’Auditel è tarato per le televisioni nazionali e di conseguenza il discorso vale per il campione di 5 mila e 500 famiglie. Scoprire il risultato reale di una televisione regionale o provinciale è molto difficile. Il margine d'errore, rispetto al grande pubblico di una tv generalista, può superare il 30 per cento”. E continua: “Faccio un esempio pratico. Significa che Di.Tv Emilia che raddoppia il suo pubblico da un giovedì all'altro di Santoro, passando da 11 mila a 23 mila, magari avrà totalizzato ancora di più. Sui piccoli numeri, l'Auditel può sbagliare più facilmente. E ovviamente, senza cattive intenzioni, ma perché strutturalmente – conclude Siliato – è debole per decifrare le emittenti locali che sono la maggioranza del pubblico di Santoro”.