Se le indiscrezioni sul prossimo Governo affidato a Mario Monti risulteranno vere ci ritroveremo dietro ai banchi governativi una serie di tecnici, ad esclusione di Giuliano Amato tra i nomi usciti.
Ciò pone il nostro Paese davanti ad una riflessione di non poco conto ovvero che la politica ha fallito in modo assoluto la sua funzione di amministratore unico della res pubblica e che la volontà popolare espressa dal voto dei cittadini conta meno di niente.
Al contempo questo non significa nostalgia del governo Berlusconi il quale, non va dimenticato, è il vero artefice di questo nuovo corso.
Il fatto steso che la caduta del governo sia un risultato di mercato e non di politica ci costringe a orientarci verso una nuova dimensione dello Stato. Non le scienze etiche ma l’andamento del mercato, il diktat della produzione assurgono ad un nuovo patto costituente che si prefigge lo scopo di amministrare il nostro futuro.
Tecnici e non politici. Quindi non più l’eletto che esce dalle urne elettorali ma coloro che attestati universitari, dottorati e curriculum iper stellari alla mano a dimostrare la loro competenza per assurgere alla guida del paese.
Che la classe politica peccasse di schizofrenia lo si poteva già evincere da una contraddizione più volte annunciata e dimostrata nel loro alternarsi alla guida del paese.
Facciamo un esempio prendendo il terzo governo Berlusconi. Retorica è stata rimarcata nelle frasi: “Abbiamo fatto…non è abbastanza? Certo che si deve fare di più ma…” unito all’implicita competenza del ministro adibito al proprio dicastero. Così in quel governo l’on. Matteoli era all’Ambiente e tutti quelli della sua compagine a rimarcare che “lavora bene”. Però nel 4° governo berlusconi il ministro che “ha lavorato bene” finisce per occupare un altro dicastero. Questo comportamento, trasversale alle forze politiche, è una vera schizofrenia.
Nel sentire odierno, unitamente alla sfiducia quasi unanime verso i rappresentanti politici, emerge l’idea che i tecnici, essendo specialisti del settore lascino a latere la propaganda e “facciano”.
Siamo sul precipizio se le stesse forze politiche, ed in primis il capo dello Stato quale loro massima espressione, chiedono un aiuto esterno per risolvere problemi da loro stessi creati.
Significa che hanno svelato il loro bluff, che nei loro interni non sono né preparati né competenti a risolvere i problemi, con la conseguenza che vengono votati inutilmente e nel propagandare le loro ricette appunto bluffano. Così resta da capire per quale motivo continuano a chiederci il voto e perché dovremmo continuare ad andare alle urne.
L’Italia che si affida al tecnico cambia il volto al patto sociale pensato da Locke, da Rosseau od Hobbes in favore di un nuovo Leviatano, uno Stato completamente diverso da quelli conosciuti e di cui si stenta a definirne la completezza , essendo sorto sul principio di mancanza di sovranità. Infatti come può essere classificato uno Stato retto da un governo di tecnici?
Pur mantenendo apparentemente le vesti di uno stato liberal democratico trova più nascostamente fondamento negli uffici dei grandi investitori, dei grandi finanziari ed è un capitale, quello retto da costoro, di carattere privato.
In aggiunta si sospetta che il governo Monti è caldeggiato da Pd e Terzo Polo non solo per l’imposizione della BCE ma anche per i rischi di una nuova tornata elettorale a cui non sembrano preparati. Una tornata che oltretutto si svolgerebbe col “porcellum” la cui conclusione li affaccia all’ ipotesi di un responso al Senato che sia fotocopia del governo Prodi due.
Auguri a Monti, dunque. E soprattutto a noi. A noi in quanto il berlusconismo, pur senza berlusconi
non svanirà come neve al sole ed anche per questo nuovo governo tecnico che fa pensare sempre più ad un romanzo di fantascienza retto da invisibili uomini grigi che fumano il sigaro e rubano il tempo: come nel Momo di Michael Ende.