giovedì 17 novembre 2011

Gelmini: "I docenti sono troppi, vanno ricollocati”. Mettiamoli nel tunnel no?


di Leonardo Iacobucci

asinichevolano.altervista.org

Non basta aver ridotto in tre anni 140.000 posti di lavoro tra docenti ed ATA e devastata l’istruzione pubblica.

Per capire quali scenari si prefigurano nel comparto scuola è opportuno dare uno sguardo alla normativa conseguente alla cd legge di stabilità da poco approvata. E’ necessario leggerla attentamente perché l’applicazione del decreto legge sul maxi-emendamento della legge di stabilità economica è foriero di tante novità per il personale della pubblica amministrazione per i mesi che verranno. Fra queste rileviamo l’art. 16 così titolato: “disposizioni in tema di mobilità e collocamento in disponibilità dei dipendenti pubblici” che conviene leggere attentamente per capire cosa si prospetta per i dipendenti pubblici in cui sono compresi naturalmente i dipendenti dell’amministrazione scolastica pubblica.

La norma contenuta nel maxi emendamento alla legge di stabilità circa la possibilità del ricorso alla cassa integrazione e poi il licenziamento dei dipendenti pubblici è un ulteriore attacco al lavoro pubblico.

I dipendenti dello Stato in esubero, infatti, potranno essere collocati anche con altre mansioni presso altre amministrazioni dello Stato diverse rispetto a quelle in cui già lavorano. Se non c’è disponibilità di posti o rifiutano potranno essere messi in cassa integrazione per 24 mesi all’80% dello stipendio. Dopo questo periodo potranno essere reintegrati o licenziati. Secondo la CGIL nella scuola questa norma potrebbe comportare il licenziamento di ulteriori 10.000 docenti e 300 ATA se non saranno collocati obbligatoriamente in altre funzioni o trasferiti verso altre amministrazioni.

Il maxiemendamento riduce al minimo le relazioni sindacali. L'iter si deve concludere entro il breve volgere di 90 giorni, nel corso dei quali l'amministrazione deve sondare la possibilità di ricollocare i dipendenti in esubero all'interno delle sue strutture, anche modificando il contratto di lavoro.

La modifica all'articolo 33 del dlgs 165/2001 prevista dagli emendamenti alla legge di stabilità produrrà l'effetto di conclamare la netta riduzione della sfera di intervento delle organizzazioni sindacali nelle vicende organizzative delle pubbliche amministrazioni, compiendo definitivamente il percorso avviato dalla “riforma” Brunetta. In effetti, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del Testo unico sul pubblico impiego stabilisce che «le determinazioni per l'organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, fatta salva la sola informazione ai sindacati».


L'individuazione dei casi di esubero dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni rientra indubbiamente nell'ambito delle determinazioni per l'organizzazione degli uffici; così come le conseguenti decisioni da adottare, come il tentativo di ricollocare i dipendenti in esubero all'interno dell'ente, oppure di avviarli in mobilità verso altri enti e, infine, di metterli in disponibilità, sono misure inerenti alla gestione dello specifico rapporto di lavoro.
Insomma, l'iter finalizzato agli esuberi, alla luce del dlgs 150/2009, rientra nella competenza esclusiva della dirigenza, sicché per le organizzazioni sindacali resta solo l'informazione preventiva.

Al di là della mortificazione del ruolo sindacale, le conseguenze principali sono altre.

Il maxiemendamento potrebbe comportare, oltre al più grave danno del licenziamento di lavoratori cui, per come è stata gestita la scuola italiana negli ultimi anni (mancanza di fondi anche per esigenze basilari, classi in soprannumero, stipendi nettamente inferiori alla media europea ecc), l’unica gratifica rimasta era appunto la stabilità del posto di lavoro (per i non precari ovvio!), anche la demoralizzante beffa di trovarsi impossibilitati a fare quello per cui sono stati formati e regolarmente assunti mediante concorso: cioè insegnare! Magari perché costretti a coprire mansioni per il cui svolgimento non hanno alcuna competenza.

L’eredità della Gelmini è quindi l’ennesima mazzata ad uno dei settori più strategici della società moderna. Nei comparti della conoscenza bisognerebbe tornare ad assumere e ad investire e non licenziare, se si vuole garantire una qualità accettabile dell’offerta formativa. Magari così in futuro ci imbatteremo in meno tunnel colleganti Svizzera e Abruzzo.