domenica 13 novembre 2011

Negazione del dialogo e sopraffazione dell'interlocutore


di Rosario Grillo

E’ stato Socrate a riconoscere il dialogo come espressione universale della natura umana , ad un punto tale da considerarlo essenza tipica dell’Umano.

Per esso e con esso si riusciva a controbattere la politica come diritto del più forte conclamata da alcuni Sofisti, su d’esso si reggeva la possibilità di avvertire gli inganni della retorica. Platone, pur prendendo le distanze dalla democrazia ben conosceva le virtù del dialogo.

Il Cristianesimo, dopo, faceva del dialogo la proprietà tipica della fratellanza e quindi della agape.

Su queste basi il dialogo ha costituito il cardine del consorzio civile, della cultura dell’Umanesimo e dell’Illuminismo. Con esso, quindi abbiamo letteralmente amalgamato gli ingredienti della Democrazia Moderna.

L’interruzione è intervenuta o nelle esplosioni rivoluzionarie, cariche di mito, e soprattutto a partire dai regimi totalitari. Quest’ultimi, sorretti dall’imperium del capo carismatico, tutto proteso a stabilire un contatto immediato con il popolo omologato dalle sue parole d’ordine, non hanno sopportato le lungaggini (a loro giudizio) la paziente mediazione della dialogicità. Né tanto meno hanno saputo intendere la profonda valenza interculturale del dialogo, unico inderogabile organo dell’Alterità.

Il berlusconismo ha pescato a piene mani nel bagaglio del populismo, delle democrazie autoritarie, in definitiva delle modalità totalitarie . Ha , così, perfezionato questa negazione del dialogo, predicando e praticando la sopraffazione dell’interlocutore, inneggiando alla conclamazione dell’avversario-Nemico. Ha aggiunto di suo la manipolazione dell’informazione, la bugia spudorata, l’uso del killeraggio mediatico ( strumenti raffinati della più recente temperie culturale nell’epoca della globalizzazione ).

Come oggi risulta evidente i danni a tutti i livelli sono consistenti ed oltremodo difficile risulta la reimpostazione dei paradigmi fondamentali della sana democrazia. Come si vede non c’è alternativa al Dialogo.