di Paola Totaro
Ben 230 mila euro. Questo il salato conto che dovrà pagare Domenico Scilipoti se non vorrà vedersi pignorare i propri beni.La vicenda relativa a pagamento risale al 1987, quando Scilipoti in veste di presidente di una cooperativa, firma l'incarico per i progetti per la costruzione di un centro medico con 61 posti letto nella sua cittadina Terme Vigilatore, Messina.
Purtroppo i finanziamenti richiesti per la realizzazione dell’opera non vengono alargiti, ed il progetto cade. Il progettista ex amico, ingegner Carmelo Recupero, non ricevendo il compenso pattuito per il lavoro tecnico si rivolge all’autorità giuidiziaria. Scilipoti nega d’aver firmato i progetti in quanto non presente in Italia nei giorni relativi. Circostanza che verrà sconfessata grazie ad una perizia calligrafica ed ai verbali dei consigli comunali.La causa si è protratta sino ad oggi, ed ora la cassazione ha finalmente messo la parola fine alla vicenda. La cifra di 230 mila euro è comprensiva delle spese legali e pur essendo sicuramente un importo elevato, a Scilipoti conviene pagare.
Il rischio è che i suoi beni vengano venduti all’asta. Sembra però abbia già chiesto tempo per ottenere un mutuo. Il progettista nel richiedere il pagamento delle somme pregresse ha chiesto il pignoramento di tutti i beni anche presso terzi. Come spiega l’Avvocato Vincenzo Mandanici, legale di Recupero, quindi, non solo i beni del deputato potrebbero essere interessati dal risarcimento ma anche i rimborsi erogati dalla Camera dei Deputati ed i contributi elettorali percepiti dal partito nel quale è stato eletto al Parlamento, l’Idv. L’avvocato però dice anche che “l’Idv ha già fatto pervenire dichiarazione di terzo negativa, sostenendo di non dovere dare alcuna somma a Scilipoti per eventuali rimborsi elettorali”.
Per quanto riguarda l’indennità di deputato purtroppo una delle norme a tutela dei parlamentari ne impedisce il pignoramento.
Ben 230 mila euro. Questo il salato conto che dovrà pagare Domenico Scilipoti se non vorrà vedersi pignorare i propri beni.La vicenda relativa a pagamento risale al 1987, quando Scilipoti in veste di presidente di una cooperativa, firma l'incarico per i progetti per la costruzione di un centro medico con 61 posti letto nella sua cittadina Terme Vigilatore, Messina.
Purtroppo i finanziamenti richiesti per la realizzazione dell’opera non vengono alargiti, ed il progetto cade. Il progettista ex amico, ingegner Carmelo Recupero, non ricevendo il compenso pattuito per il lavoro tecnico si rivolge all’autorità giuidiziaria. Scilipoti nega d’aver firmato i progetti in quanto non presente in Italia nei giorni relativi. Circostanza che verrà sconfessata grazie ad una perizia calligrafica ed ai verbali dei consigli comunali.La causa si è protratta sino ad oggi, ed ora la cassazione ha finalmente messo la parola fine alla vicenda. La cifra di 230 mila euro è comprensiva delle spese legali e pur essendo sicuramente un importo elevato, a Scilipoti conviene pagare.
Il rischio è che i suoi beni vengano venduti all’asta. Sembra però abbia già chiesto tempo per ottenere un mutuo. Il progettista nel richiedere il pagamento delle somme pregresse ha chiesto il pignoramento di tutti i beni anche presso terzi. Come spiega l’Avvocato Vincenzo Mandanici, legale di Recupero, quindi, non solo i beni del deputato potrebbero essere interessati dal risarcimento ma anche i rimborsi erogati dalla Camera dei Deputati ed i contributi elettorali percepiti dal partito nel quale è stato eletto al Parlamento, l’Idv. L’avvocato però dice anche che “l’Idv ha già fatto pervenire dichiarazione di terzo negativa, sostenendo di non dovere dare alcuna somma a Scilipoti per eventuali rimborsi elettorali”.
Per quanto riguarda l’indennità di deputato purtroppo una delle norme a tutela dei parlamentari ne impedisce il pignoramento.