di Martina Strazzeri
Giovanni Di Donato, 65enne imbianchino alla ricerca di un impiego, vive, da un anno e mezzo, all'interno di una cabina per fototessere, situata sotto i portici di piazza Martiri (Teramo). Si reca lì ogni sera, ma solamente passate le due di notte, perchè non vuole essere visto, data la vergogna che prova.
Tuttavia, Di Donato non è uno che chiede l'elemosina, infatti ai camerieri e ai passanti che spesso gli offrono qualcosa da mangiare o da bere, dice: «Io non ho bisogno di niente. Faccio l'imbianchino, ho la partita Iva».
L'uomo si dimostra deciso a trovare un lavoro, visto che mesi fa aveva riempito le vie del centro con dei bigliettini, facendosi pubblicità.
La titolare del bar Grande Italia, Rosa Famiglietti, dice: «I camerieri da subito, già un anno e mezzo fa, mi hanno raccontato che Giovanni dormiva nella cabina lui negava, ma i ragazzi lo riconoscevano dalle scarpe, si vedeva da sotto la tendina... Abbiamo vissuto mesi di profondo imbarazzo, non sapevamo cosa dirgli. Si comportava come un cliente normale. Pagava sempre, anche se poi con il passare dei mesi il pranzo abbiamo iniziato a offrirglielo, ma senza dirglielo, altrimenti si offendeva. Facevamo in modo che fosse casuale...Ha sempre rifiutato il nostro aiuto perché tutti nella zona ormai eravamo consapevoli della sua situazione».
Però, le condizioni dell'uomo hanno subito un netto peggioramento qualche giorno fa. L'uomo grondava sangue dai piedi e ad accorgersene sono stati i camerieri. «Giovanni dormendo sempre praticamente seduto, non sdraiandosi da un anno e mezzo, ha avuto pochi giorni fa un blocco circolatorio. Ha rischiato di morire». Così, la titolare ha deciso di rivolgersi al parroco del Duomo, don Aldino, il quale ha detto all'uomo: «Ora basta Giovanni, devi farti aiutare». Dapprima, il parroco ha portato l'uomo a farlo visitare al pronto soccorso e poi lo ha sistemato in un ricovero per anziani, in un paese della provincia di Teramo.
Giovanni Di Donato, 65enne imbianchino alla ricerca di un impiego, vive, da un anno e mezzo, all'interno di una cabina per fototessere, situata sotto i portici di piazza Martiri (Teramo). Si reca lì ogni sera, ma solamente passate le due di notte, perchè non vuole essere visto, data la vergogna che prova.
Tuttavia, Di Donato non è uno che chiede l'elemosina, infatti ai camerieri e ai passanti che spesso gli offrono qualcosa da mangiare o da bere, dice: «Io non ho bisogno di niente. Faccio l'imbianchino, ho la partita Iva».
L'uomo si dimostra deciso a trovare un lavoro, visto che mesi fa aveva riempito le vie del centro con dei bigliettini, facendosi pubblicità.
La titolare del bar Grande Italia, Rosa Famiglietti, dice: «I camerieri da subito, già un anno e mezzo fa, mi hanno raccontato che Giovanni dormiva nella cabina lui negava, ma i ragazzi lo riconoscevano dalle scarpe, si vedeva da sotto la tendina... Abbiamo vissuto mesi di profondo imbarazzo, non sapevamo cosa dirgli. Si comportava come un cliente normale. Pagava sempre, anche se poi con il passare dei mesi il pranzo abbiamo iniziato a offrirglielo, ma senza dirglielo, altrimenti si offendeva. Facevamo in modo che fosse casuale...Ha sempre rifiutato il nostro aiuto perché tutti nella zona ormai eravamo consapevoli della sua situazione».
Però, le condizioni dell'uomo hanno subito un netto peggioramento qualche giorno fa. L'uomo grondava sangue dai piedi e ad accorgersene sono stati i camerieri. «Giovanni dormendo sempre praticamente seduto, non sdraiandosi da un anno e mezzo, ha avuto pochi giorni fa un blocco circolatorio. Ha rischiato di morire». Così, la titolare ha deciso di rivolgersi al parroco del Duomo, don Aldino, il quale ha detto all'uomo: «Ora basta Giovanni, devi farti aiutare». Dapprima, il parroco ha portato l'uomo a farlo visitare al pronto soccorso e poi lo ha sistemato in un ricovero per anziani, in un paese della provincia di Teramo.