venerdì 28 ottobre 2011

Europa: meglio prima leggere e poi commentare.


di Roberto Carroll

Interrogarsi sul futuro dell’Europa, soprattutto in questo momento di crisi cronicizzata dovrebbe essere un dovere. Il rischio maggiore che si incontra nell’affrontare questo tema è l’accusa di antieuropeismo.

Ma questa facile bandiera è solo la rinuncia ad un interrogativo: l’Europa per il cittadino di benessere medio e medio basso, comporta più vantaggi o svantaggi?

Tra i primi aspetti che un’analisi superficiale, come in questa rappresentazione, prende in considerazione riguarda l’aspetto del Diritto e l’aspetto del lavoro.

Sotto il profilo del Diritto la Carta dei Diritti dell’Unione Europea si presenta con una serie di intenti giuridici sulle libertà individuali, l’espressione del libero pensiero, la tutela dell’infanzia e delle persone svantaggiate che è davvero impagabile ma al contempo non essendo venute meno le legislazioni nazionali alcuni diritti risultano possibili in alcune nazioni mentre vengono perseguiti in altri.

Se pensiamo alla legislazione Olandese non possiamo fare a meno di considerare tre materie che per la nostra legislazione sono scottanti trattandosi di: o contratti inesistenti o reati.

In tema contrattuale, per esempio, i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono possibili in Italia e neppure lo è un loro riconoscimento civile a livello di “patti”.

La parola “eutanasia” fa stracciare le vesti a cattolici e Santa Romana Chiesa mentre in Olanda è possibile effettuarla; per non parlare delle varie inseminazioni artificiali tra come si svolgono in Italia e come si svolgono in Spagna.

Quanto alla liceità del consumo di droghe leggere da noi è un mito pari al vaso di Pandora: coffee shops in Olanda e processo penale in Italia.

Siamo quindi in temi da fini giuristi e non azzardo entrare in un campo più alto delle mie possibilità. Indico però che questo panorama generale mostra problemi di uniformità ancora irrisolti e che neppure è preso in considerazione dai governanti nostri, (sicuramente) ed europei (probabilmente), essendo tutti presi ad elogiarne uno spirito civico, (di cui appunto non si vede faccia) e stemperando argomentazioni di sottomissione economica (l’unica cosa di cui effettivamente si preoccupano).

Così andando a spulciare su cosa si occupi la commissione di Giustizia europea si rileva che le cause a cui dedica maggiore attenzione riguardano essenzialmente questioni contrattuali, inerenti la libera circolazione delle merci, disputando addirittura se l’esercizio di sciopero comporti un danno per l’azienda tanto da renderla opponibile in sede di giudizio; come si evince leggendo i casi Viking (Finlandia) e Laval (Svezia). Qui la Corte di Giustizia Europea richiama agli art 43 e 49 TCE. e lo svuotamento del diritto di sciopero di certo non rasserena più il lettore che si è entusiasmato alla lettura dell’art 28 della Carta dei Diritti dell’Unione.

Ciò apre al secondo argomento che per l’appunto riguarda: la questione lavoro.

Gli emolumenti salariali sono vari per tutte le nazioni che formano la Comunità. L’operaio polacco, come documentato più volte, tra cui anche in Annozero, percepisce circa 400 euro mensili, ovvero un terzo di quanto percepisce (forse è meglio scrivere percepiva visto che ormai i nostri operai vengono lasciati a casa) uno italiano per svolgere le stesse mansioni. Più che ovvio come a questi prezzi un qualunque Marchionne sposti la produzione dall’Italia alla Polonia ottenendo l’applauso dei propri azionisti.

Senza andare oltre, visto che questo esempio basta a soddisfare l’ argomentazione, viene facile stabilire come questa osannata unificazione sia stata voluta dal Capitale, quale colpo di coda del processo di globalizzazione su cui hanno beneficiato i detentori privati del sistema economico a scapito degli stessi governi, delle masse lavoratrici e dei più deboli contrattualmente in generale.

Se il referendum italiano sulla nostra adesione all’Europa si fosse tenuto oggi, probabilmente avrebbe collezionato una serie di risposte così negative da soffocare qualunque tentativo di riprovarlo.

Specialmente se fossimo stati edotti meglio sul fatto che i nostri governanti avrebbero scardinato la nostra Costituzione in favore di direttive, regolamenti e quant’altro proveniente dalla Comunità, avvalendosi dell’ all’art. 11, ( “ consente…limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”) dando prevalenza a quel “ consente….limitazioni alla sovranità nazionale” accompagnandolo al primo comma dell’art 117 che recita “ La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.

Concludendo questo breve scritto sul tema Europa il quadro all’orizzonte è meno cristallino di come è stato promesso. L’attualità dimostra che il vero Governo che conduce le nostre vite è la Banca Centrale Europea. Non gli son pari Berlusconi, nè gli sarebbe pari Prodi od altri: è lei che sta dettando le regole issando il vessillo del “Salva Stati”. E su quel vessillo non sembra esserci uno specifico interesse sulla condizione peculiare del diritto acquisito dai propri associati.

Il fatto che andremo in pensione “secondo l’aspettativa di vita” è frutto di una volontà europea a cui l’Italia ha supinamente detto sì; il fatto che i salari si giochino al ribasso è ancora frutto di una Comunità Europea attenta alle esigenze di Capitale e non di uguaglianza sostanziale tra i lavoratori. Dite voi se tutto ciò non merita un dibattito…senza essere accusati di antieuropesimo.