giovedì 30 giugno 2011

Dal rubinetto alla bottiglia. Come sceglierla pensando all’ambiente e alla CO2.


L’acqua è vita, gioia, fertilità, freschezza, rigenerazione, bisogno vitale. L’uomo nasce nell’acqua, insegue l’acqua, è fatto d’acqua. È necessario berne fino a due litri al giorno per mantenere l’idratazione del corpo. Una parte si assimila dal cibo, specialmente da frutta e verdura, il resto dal bicchiere. Oggi ci viene offerta in mille modi, dal rubinetto, naturale, frizzante, filtrata, aromatizzata, in bottiglie di ogni forma e colore. Una questione di gusto, benessere, costi e praticità. Ma anche di ecologia: tra i fattori che possono influire sulla scelta c’è anche l’impatto ambientale, che varia moltissimo in base ai fattori di produzione, imbottigliamento e trasporto.

ACQUA DEL RUBINETTO – La qualità e la composizione dell’acqua variano da comune a comune, in Italia. È possibile testarne la qualità grazie a un kit «fai da te» che si trova in farmacia. L’idea è stata brevettata da due ricercatori dell'Università Bicocca di Milano. Servendosi di diverse cartine si ottiene l’analisi immediata di ph, durezza e contenuto di sostanze indesiderate. Esistono delle brocche col filtro che diminuiscono la presenza di cloro o di piombo, rame e carbonati di calcio e magnesio. Chi ama le bollicine può acquistare i gasatori domestici, che sono anche oggetti di design.

ACQUE IN BOTTIGLIA - Il nostro Paese si colloca al terzo posto nel mondo per consumo pro capite, con 205 litri l’anno e 240 bottiglie per famiglia. Un dato interessante da ricercare in etichetta è il valore dei nitrati (NO3), che sono considerati indice di qualità ambientale dell’area di provenienza. Inferiore è il valore, migliore è la qualità. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sconsiglia l’uso per i bambini di acque con nitrati superiori a 10 mg/l. La parte più rilevante dell’impatto ambientale è da attribuire alla produzione del packaging, in media il 74 per cento, e al processo produttivo il 18 per cento. Il restante 8 per cento è imputabile ai trasporti.

LA CO2 DELLE BOTTIGLIE - I materiali che compongono le bottiglie sono diversi (Pet, vetro, Pla). Per ogni litro d’acqua minerale racchiuso nella plastica Pet si causano emissioni da 120 a 160 grammi di CO2 e per la bottiglia in vetro a rendere dai 150 ai 180 grammi, la stessa di un’auto che percorre un chilometro; per il vetro a perdere 680 grammi, pari a quattro chilometri in auto. Un’alternativa è data dal Pla: materiale biodegradabile al 100 per cento, interamente naturale, rinnovabile e non inquinante perché deriva dal mais. Non si scioglie a contatto con l’acqua, ma si biodegrada solo in un processo anaerobico grazie alla presenza di specifici batteri. Alcuni supermercati garantiscono sugli scaffali la presenza di acque locali, a «chilometro zero» per evitare tonnellate di emissioni di CO2 in atmosfera. Per i soli trasporti di acqua minerale in Italia ogni anno si muovono 1 milione di Tir.

CURIOSITÀ – La regione con la miglior qualità dell’acqua è l’Alto Adige, dove non è necessario trattarla, clorarla o filtrarla. Se l’acqua sa di cloro, lo si può far evaporare in una brocca aperta, per due ore. Per quanto riguarda il calcare: la durezza è un parametro considerato non rischioso per la salute, infatti non esiste un limite imposto dalla legge, bensì un valore consigliato compreso entro i 50 gradi francesi (unità di misura). Di norma tale valore viene abbondantemente superato dalle principali acque minerali in bottiglia, comprese quelle per neonati. Un’acqua dolce, al contrario, è povera di sali minerali importanti per le funzioni vitali dell’organismo. Le bottiglie da mezzo litro pesano circa 20 grammi, molto di più in proporzione al volume dell’acqua contenuta rispetto a quelle da un litro e mezzo, che ne pesano da 25 a 35. Generalmente, le bottiglie per l’acqua gasata possono essere realizzate con una plastica più spessa, e quindi più impattante rispetto a quelle dell’acqua naturale.

CASE DELL’ACQUA – È una realtà che si sta diffondendo rapidamente e che per ora interessa solo alcune regioni italiane, prima fra tutte la Lombardia con oltre 180 impianti, seguita da Piemonte (41) ed Emilia Romagna (9). Ma in pratica di cosa si tratta? Sono punti di erogazione dell’acqua liscia o gassata che i cittadini possono prelevare portandosi le bottiglie da casa. Un servizio che può consentire un risparmio di 250-300 euro a famiglia e di circa 70 kg di CO2 all’anno. La mappa aggiornata si trova su www.casadellacqua.com.

DA SAPERE SULL’ACQUA

NUMERI – Nel mondo si consumano 120 miliardi di litri di acqua imbottigliata, con un mercato che vale circa 80 miliardi di dollari all’anno; in Italia il giro d’affari supera i 5 miliardi e mezzo di euro, con oltre 300 marche e quasi 200 fonti di approvvigionamento. Ogni anno si devono smaltire 350.000 tonnellate di bottiglie di Pet, con emissioni in atmosfera di 910.000 tonnellate di CO2: quanto quelle di una città di 80.000 abitanti. L’acqua del rubinetto costa in media 260 volte meno della minerale.

NORMEAcqua potabile: si intende quella che esce dal rubinetto e dalle fontanelle pubbliche. Il Decreto Legislativo n.31 del 2 Febbraio 2001, che recepisce nella legislazione nazionale le prescrizioni della direttiva dell'Unione Europea 98/83/CE relative alla qualità delle acque destinate al consumo umano, regolamenta gli aspetti organolettici, microbiologici, chimici dell'acqua fissando dei limiti massimi di concentrazione. L'acqua potabile può essere trattata con il cloro che serve ad evitare la proliferazione batterica. Per garantirne la potabilità viene controllata a intervalli regolari, sia dai gestori sia dalle Asl.

Acqua da tavola: è l'acqua potabile che si trova nei boccioni degli uffici oppure quella servita in caraffe nei ristoranti, indicata come «acqua potabile trattata» o «acqua potabile trattata e gassata».

Acqua di sorgente: si preleva alla fonte della migliore falda dell'acquedotto, non può essere clorata ma può subire gli stessi trattamenti delle acqua minerali.

Acqua minerale: la legge considera acque minerali «le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari ed, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute». Sono consentite l'aggiunta di anidride carbonica e l'eliminazione di ferro e zolfo. La normativa vigente stabilisce che le acque minerali naturali si distinguono dalle ordinarie acque potabili perché sono pure già alla fonte, perché sono conservabili, per la concentrazione di minerali, oligoelementi e perché possono essere indicate nel trattamento di alcune specifiche patologie. Infine, ricevono un riconoscimento ufficiale da parte del Ministero della Salute e sono periodicamente controllate dai gestori e dalle Asl.

ECOCONSIGLI - 1- Controllare la qualità dell’acqua di rubinetto, berla è il miglior modo per risparmiare emissioni di CO2. 2- Verificare se c’è una casa dell’acqua vicina e provare il servizio. 3- Se si sceglie acqua in bottiglia, preferire quella contenuta nel vetro, nella bioplastica o «a chilometro zero». 4- Se si sceglie il vuoto a rendere, accertarsi che lo stabilimento di imbottigliamento non sia troppo lontano da casa, in modo che i vuoti percorrano poca strada.

IL FUTURO – Le bottiglie avranno un design studiato per minimizzare l’uso di materie prime e lo spazio per il trasporto. E saranno biodegradabili. Sono allo studio plastiche fatte con scarti degli zuccherifici e bucce di pomodoro, polimeri composti da acqua e argilla, e progetti come la paper water bottle, brik di materiale riciclabile. Per sterilizzare l’acqua degli acquedotti i consorzi non useranno più il cloro, ma tecnologie alternative. Ad esempio un processo che prevede l'utilizzo della luce solare, o i raggi ultravioletti che rimuovono l'ozono, riducono i contaminanti organici e uccidono anche i batteri resistenti al cloro senza lasciare residui.

Tramite Corriere.it