domenica 5 febbraio 2012

A.C.A.B. – All Cops Are Bastards


di Lucia Pugliese

Davide Sandri, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva. Sono episodi che hanno portato all’onore delle cronache il comportamento della forze dell’ordine. Dove finisce la difesa, la tutela del cittadino, la giusta reazione al comportamento violento e dove iniziano invece l’abuso e l’aberrazione? Chi ha sbagliato paghi: ma nulla è mai semplice nel nostro paese. E tuttavia, sono davvero tutti bastardi questi poliziotti?


La domanda deve essersela posta anche Stefano” Romanzo Criminale” Sollima, per dare vita cinematografica ad “ A.C.A.B. : All Cops Are Bastards”, nelle sale cinematografiche in questi giorni. I protagonisti sono la peggiore incarnazione dei “celerini:” corrotti e rabbiosi, Cobra (Pierfrancesco Favino) Negro(Filippo Nigro) e Mazinga(Marco Giallini) sono capaci di ogni tipo di abuso e violenza in nome di un malinteso senso dell’ordine pubblico. Su di loro, incombe lo spettro della scuola Diaz: condannandoli come eroi negativi quasi shakespeariani, Solima però sembra voler proporre un’analisi più approfondita delle dinamiche.

Cobra, Negro e Mazinga sono i figli dell’Italia contemporanea,le indegne sentinelle di una società malata: la loro corruzione non è altro che lo specchio di un intero paese. La condizione alienata in cui viviamo non genera unione e ribellione, ma divide: per le strade e negli stadi assistiamo ad una guerra fra poveri. A ben vedere la frustrazione del poliziotto, la violenza dell’ultras, la rabbia del black block hanno la stessa origine: un sistema che non funziona, che umilia e abbatte, una società dove il sopruso è la norma e la legge è un’eccezione.

Certo, questa non è una giustificazione. Sollima apre il campo alla scelta, ne mostra le possibilità: ma ci induce anche a riflettere sul fatto che non è scontata. Dunque, A.C.A.B. non è un film contro la polizia, ma nemmeno un film pro –polizia. Si tratta in effetti, di un ritratto piuttosto coraggioso, della nostra realtà, dovrebbe forse agire da monito. Perché da integrità e onestà non si può prescindere.