giovedì 19 gennaio 2012

Se anche l’informazione paga il biglietto sui voli di Stato


di Ketty Iannantuono

Torna il contributo a carico dei giornalisti che viaggiano sui voli di Stato a seguito di autorità istituzionali. Il Presidente del Consiglio Mario Monti, riprendendo una misura già attuata durante il governo Prodi, si appresta a far pagare un biglietto ai cronisti ammessi in aereo al seguito di esponenti dell'esecutivo. La nuova disciplina verrà applicata già nei prossimi giorni, quando il premier, insieme ad una delegazione di ministri del suo governo, volerà in Libia per una serie di incontri con il nuovo governo di Tripoli. Ai giornalisti che voleranno con il Professore per l’occasione è stato chiesto un contributo di viaggio pari a 200 euro da versare all'ufficio per i voli di Stato, di Governo e Umanitari della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Tale richiesta prelude all'emanazione di un provvedimento ad hoc che regoli più compiutamente le modalità del trasporto di accompagnatori esterni alle delegazioni ufficiali ma ad esse funzionali.
Nel settembre del 2007, Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, emanò una circolare nella quale si regolamentava il pagamento di un contributo per il viaggio aereo di giornalisti e foto-cineoperatori al seguito delle delegazioni. Il prezzo del biglietto era di 300 euro per i voli nazionali (andata e ritorno), di 600 euro per quelli verso l'Europa e i Paesi del Mediterraneo e di 900 euro per tutti gli altri voli. Il provvedimento di Monti, molto probabilmente, non si discosterà molto dalla circolare di Prodi. Questa spiegava che i giornalisti, pur non essendo componenti delle delegazione, contribuiscono alla documentazione delle diverse missioni, svolgendo quindi una presenza funzionale allo svolgimento delle stesse.

Proprio per questo, si leggeva nella circolare, erano necessarie “regole specifiche di ammissione a bordo e per la partecipazione, sia pure in maniera forfettaria, ai costi del trasporto, tanto più che la presenza a bordo – dei giornalisti - comporta l'esigenza di usare aeromobili più grandi e di trasporti a terra”. Normalmente, infatti, il trasporto aereo di Stato dovrebbe essere disposto solo in favore del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti di Senato e Camera, del Presidente della Corte costituzionale e degli ex Presidenti della Repubblica. Per i ministri l’uso degli aerei blu è possibile solo se sussistono comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all'efficace esercizio delle funzioni istituzionali, oppure nel caso in cui non siano disponibili voli di linea né altre modalità di trasporto compatibili con l'efficace svolgimento delle funzioni. I giornalisti, insomma, sono degli ospiti a bordo.

Il lungo impero di Berlusconi ci aveva abituati a veder scendere dai voli di Stato sgallettate di ogni tipo, alle quali non era certo richiesto di pagare il biglietto! Farlo pagare ai giornalisti, in tempi del genere, sarebbe stato ridicolo. All’estero però il contributo spese della stampa non è messo in discussione: lo pagano in Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti. Non fanno una piega neanche i cronisti al seguito del Vaticano, nei voli papali.
Pertanto, una volta fatte scendere le amichette abusive dai voli, ben venga il biglietto: l’informazione libera è giusto che lo paghi.