giovedì 19 gennaio 2012

Uno studente siciliano: “Così immagino la rivoluzione”


di Gianmarco Catalano, 22 anni studente ( Augusta, SR)
alla Redazione de Il Qualunquista.it

Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci da Gianmarco Catalano, giovane studente universitario di Augusta, in provincia di Siracusa.

Per una volta, sento di esprimere una voce fuori dal coro. Un pensiero distonico rispetto all’apparente assuefazione che sembra aver investito, senza troppi punti di domanda, le migliaia di persone unite nelle manifestazioni di questi giorni in tutta la Sicilia. Il movimento dei Forconi, gli autotrasportatori, i pescatori, gli agricoltori e i braccianti, disoccupati, studenti, comitati, associazioni. Tutti accomunati dalla voglia di scendere in strada e protestare. Qualcuno parla di “rivoluzione culturale”, altri di “riscatto del popolo siciliano”, altri ancora, in perfetto stile leghista, di “lotta per una Sicilia libera da Roma ladrona”. E così via, in un’escalation di imbarbarimento generale e di profetismo che sembra non lasciare spazio a giudizi e richiederebbe un’adesione acritica alla mobilitazione, senza remore, nè perplessità. Qualunquismo, demagogia e tanta confusione. Ma, come dicono i “rivoluzionari” di questi giorni, l’importante è bloccare tutto, fermare la Regione e farsi sentire. Ma per cosa? A quale fine? Cosa si propone? quali le idee? Cosa si rivendica?

Questi e molti altri sono i dubbi, più che legittimi, nutriti da chi come me rifiuta di abdicare alle proprie facoltà intellettive per buttarsi nella mischia. E non si tratta di banale e aprioristica diffidenza. Per gli individui abituati a pensare e riflettere prima di agire, accettare di prendere parte ad una manifestazione popolare ( e sentirsene parte!), qualunque essa sia, implica innanzitutto la libertà di scelta in assoluta autonomia e secondo coscienza. E come scegliere se non dopo averne appreso la reale sostanza?

L’informazione sui fatti, la comprensione di essi, rendono il cittadino libero e consapevole. In democrazia, chi si fa promotore di una presunta battaglia ha il diritto-dovere di farsi capire, prima ancora di chiamare le persone a raccolta. Deve sapere da che parte andare, quali strade imboccare, e quanto è disposto ad accogliere le idee e le proposte dei cittadini che intende coinvolgere. In parole spicciole, occorre avere ben chiari propositi e finalità delle azioni promosse.

Limitarsi a protestare non basta. E non prospetta nulla di buono. Il disagio che coinvolge i siciliani, il sud – i più vessati dalla crisi economica e dalle scelte irresponsabili dei governi – è chiaro a tutti e rischia di degenerare in qualcosa di più grave e serio. Una protesta “senza testa”, seppur mossa da innegabili ragioni, può sfociare in violenta ribellione e caos. Può liberare la strada a frange estremistiche pronte alla strumentalizzazione e a far danno. E questo sarebbe il definitivo fallimento di una lotta per il bene comune. Un film vecchio e già visto.

Per questo, occorre prima di tutto stabilire la rotta da seguire. Mettere nero su bianco una linea programmatica su cui convenire. Se è vero che questa battaglia non é solo di alcune categorie, ma è di tutta la parte sana di questa Sicilia, l’apporto “intellettuale” dei cittadini – di tutti, dal pescatore al professore – non può e non deve mancare. Immagino uno straordinario laboratorio Culturale e Politico a cielo aperto.

Una gigantesca “agorà partecipata”articolata in varie assemblee-distretti, nelle piazze, da Trapani a Siracusa, che lavori attivamente nella redazione di una “Costituzione dei cittadini”, di un documento popolare di rivendicazione che contenga delle proposte concrete e innovative sulle tematiche più rilevanti: ambiente, cultura, lavoro, servizi, tassazione. Sarebbe il primo storico atto normativo frutto di un vero e proprio cantiere di democrazia diretta, pura emanazione del popolo, da presentare ai governi nazionale e regionale che sarebbero chiamati a discuterne nelle sedi istituzionali. Le idee, prima dei forconi e dei numeri, sono la vera forza d’urto.

Così io immagino la Rivoluzione.