venerdì 20 gennaio 2012

La rivolta dei forconi arriva in Abruzzo. «Blocchiamo la A14»

di Federico Paolucci

Dalla Sicilia alla Calabria, all’Abruzzo.


Si danno appuntamento in strada perché è da lì che nasce la protesta ma si accordano sui social network. Sono pastori, agricoltori, gente comune che protesta contro il caro prezzi. Divisi geograficamente ma uniti da quel senso di dignità.


Gli abruzzesi si incontreranno domani sull’autostrada Pescara-Nord Città Sant’Angelo. L’invito arriva proprio da Facebook e quasi in 600 hanno dato la propria adesione (se parteciperanno realmente è presto per dirlo). «Da domani alle 17.00 a 20 aprile alle ore 17.00, blocco uscita A14 Pescara Nord», si legge sulla pagina creata da Marco Forconi (Forza Nuova), candidato sindaco alle elezioni comunali di Montesilvano. «Che tu sia di destra o di sinistra, non fa alcuna differenza, scendi in strada e blocca tutto. Domani non ci sarà il popolo viola o quello rosso o quello nero. Domani ci sarà il popolo». Anche il Cospa Abruzzo si dice pronto a fare la sua parte e in una nota ufficiale annuncia che sta per mobilitarsi.


«È passato un mese dopo la manifestazione del 15 dicembre scorso», dice Dino Rossi del Cospa, «soffocati dalle prescrizioni della Questura e del Prefetto dell’Aquila, i quali promettevano di impegnarsi nei confronti di chi ci governa. Da allora non si è mossa una foglia, siamo stati presi in giro, in tutti i modi si è cercato di soffocare una manifestazione motivata, dovuto al mancato guadagno, grazie all’aumento dei consti di produzione».


Loro protestano contro il problema delle quote latte, contro gli sfruttamenti come il corridoio verde. «Un progetto ben preciso», spiega Rossi, «che consiste in questo: le multinazionali hanno acquistato i terreni a due soldi da dove importano gli ortofrutta, (Nord Africa), nel contempo affamano i contadini italiani per rilevare le loro aziende finite in mano ad Equitalia. Non scenderemo a compromessi con l’ordine pubblico, abbiamo tutto il sacrosanto diritto di manifestare per una legittima difesa contro uno stato corrotto di politici corrotti».