martedì 10 gennaio 2012

Grandtour e turismo 'cafonal'


di Rosario Grillo

Da Montaigne a Goethe a Nietzsche l’Italia, un tempo, era meta ricercata dei grandi intellettuali italiani. Il frutto di questo vezzo è patrimonio della cultura, dove si mette in luce la bellezza delle contrade dell’Italia, delle sue città, lo spettacolo dei suoi squarci panoramici, dalle Alpi all’Etna.


La ricercatezza di questi reportage ha creato un vero e proprio genere letterario che va sotto il nome di Grandtour. Preistoria del turismo , a natura sofisticata e d’elite, lontano dal turismo di massa, che si sviluppa con la società di massa nel Novecento.

Vi si trovano descrizioni dei costumi del popolo italiano, attenzione alla loro varietà ed anche ai suoi chiaroscuri ( ritardi, vizi e grande generosità ).

La società di massa porterà inevitabilmente omologazione corredata di un grado molto meno raffinato di percezione delle novità del topos geografico-antropologico. In Italia ( secondo dopoguerra ), mentre si diffondeva il turismo di massa, si andava di concerto aggravando il livello di questa percezione. Con gli anni Novanta addirittura la degradazione assume le caratteristiche di una ostentazione modaiola.

Al loro interno si registrano marcate differenze classiste. Chi ha la possibilità di frequentare il jet set di palcoscenici rinomati e ricercati ( in Italia, Portofino Cortina Capri, nel mondo, sperdute spiagge equatorial-tropicali con mare caldo e trasparente e fornite di servizi di prima classe ). Chi affannosamente cerca di emergere dall’anonimato o semplicemente è alla ricerca di un meritato relax.

Notizia dibattuta di questi giorni è stata l’ispezione fiscale a Cortina, nell’occasione del Capodanno.
La ragione del blitz si ritrova nella pianificata intensificazione della lotta all’evasione fiscale, gigantesca nella quantità e radicata nella società italiana. I sacrifici richiesti ai soliti noti e la gravità del deficit di bilancio, che urge risanare, giustificano ampiamente l’azione svolta e suggeriscono di moltiplicarne il numero, appunto nelle località simbolo frequentate dai vip.

Appendice dell’evento è la diatriba tra chi – i leghisti veneti – critica “ l’assurda e controproducente spettacolarità dell’intervento “ sollecitando iniziative analoghe nelle contrade meridionali, abituale paesaggio dell’evasione fiscale, a loro parere. E chi – De Magistris con altre personalità d’origine meridionale – replica, giudicando eccessive le rimostranze, e valuta non esente da difetti i decantati superman del Nordest.

Nelle pieghe dell’evento fanno bella mostra il provincialismo italico, l’insidia del mai domo municipalismo refrattario allo spirito nazionale, soprattutto le fogge di un segmento sociale, prepotente ed individualista, renitente ai destini dello Stato italiano, occupato ad esibirsi esteriormente in una pratica di turismo “ d’alto bordo “ a contatto con personaggi che fanno notizia nei rotocalchi rosa.

Non possiamo non dare a questa pratica la denominazione di turismo “ cafonal “.