venerdì 6 gennaio 2012

Benzina a 1,8 al litro. Rischia di arrivare presto a 2 euro con l'embargo all'Iran


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Analisi di Gian Primo Quagliano

Con la manovra salva-Italia il prezzo della benzina si aggira attorno a 1,8 euro al litro e la soglia psicologica dei due euro al litro appare ormai a portata di mano dopo le ultime notizie sull'embargo all'Iran. Siamo decisamente in testa alla graduatoria dei prezzi in Europa con un distacco di 10 centesimi sulla dissestata Grecia, di 21/24 centesimi sul Regno Unito, Germania e Francia e di ben 41 centesimi sulla Spagna.

Dopo un anno di forti rincari per la benzina e di rincari ancora più robusti per il gasolio la colpa della recente impennata dei prezzi alla pompa è tutta del Governo. Onestamente ci si aspettava che l'esecutivo dei professori avesse un po' più di fantasia (e di equità) nell'escogitare il sistema per fare cassa.

Nell'arte di tassare la benzina si sono cimentati con risultati brillanti praticamente tutti i Governi della storia d'Italia a partire da quando la benzina è diventata un carburante per auto, ma il Governo dei professori ha battuto tutti. Non solo ha infatti assestato una stangata di entità inaudita ai prezzi di gasolio e benzina, ma ha anche introdotto addizionali regionali, invenzione scellerata quest'ultima perché spinge ulteriormente verso l'alto il prezzo alla pompa e perché può determinare tra regione e regione forme di "pendolarismo del pieno" sicuramente dannose in termini di perdite di tempo e di maggiori consuni indotti dalla ricerca di prezzi migliori al di là dei confini della propria regione.

Le colpe dell'esecutivo in carica non debbono però porre in ombra le gravi anomalie del mercato dei carburanti in Italia. Giova ricordare che il costo alla pompa dei carburanti per autotrazione è costituito da due elementi: la componente fiscale e il prezzo industriale. La più che giustamente vituperata componente fiscale è costituita dall'imposta di fabbricazione (accisa), dall'Iva e ora anche dall'addizionale regionale rafforzata ora dal Governo dei professori.

Il prezzo industriale è invece la parte del costo alla pompa che va all'industria petrolifera e alla distribuzione. Il prezzo italiano è sistematicamente superiore al livello medio europeo. E questa situazione, assieme alla voracità del fisco, spiega perché i prezzi italiani siano da sempre al vertice della graduatoria europea e mondiale del caro-benzina e del caro-gasolio.

Secondo l'industria petrolifera le ragioni che spiegano l'elevato prezzo industriale vanno ricercate nell'eccessivo numero di pompe che invece di far aumentare la concorrenza e far diminuire il prezzo al pubblico fanno aumentare il costo della distribuzione e in definitiva fanno salire il prezzo al pubblico. Come e perché questo accada è un "mistero petrolifero". Come è anche un mistero come e perché dopo tanti anni di denunce sul livello elevato nei prezzi industriali del carburanti in Italia, nessun Governo sia ancora intervenuto per favorire l'entrata nella distribuzione di soggetti in grado di introdurre nel settore quella effettiva concorrenza di cui più volte l'Antitrust ha lamentato la mancanza.


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