martedì 27 dicembre 2011

L’anno del dimostrante


di Daniele Pezzini

Dalla primavera araba ad Atene, da “Occupy Wall Street” a Mosca. La rivista americana Time Magazine dedica la copertina dell’ultimo numero dell’anno a “The Protester”. Niente premi Nobel, niente capi di Stato, niente geni dell’informatica; in quella che è stata una delle stagioni più densa di manifestazioni e rivolte che la storia ricordi, non poteva che essere “Il Dimostrante” il personaggio dell’anno.

Tutto inizia nel Dicembre del 2010, quando un giovane venditore ambulante tunisino di nome Mohamed Bouazizi decide di darsi fuoco davanti ad un palazzo governativo per protestare contro i soprusi della polizia di Stato, provocando la scintilla per lo scoppio delle proteste in Tuinisia e della cosiddetta “rivolta dei gelsomini”. L’Egitto segue a ruota nel Gennaio del 2011.

In entrambi i casi dopo giorni di proteste, manifestazioni e scontri i rispettivi governi sono costretti a rassegnare le dimissioni, anche a causa delle pressioni provenienti da Washington, e i capi di Stato Ben Ali e Mubarak a lasciare il paese.

A Febbraio è la volta della Libia, dove dai primi scontri avvenuti a Bengasi, città simbolo della protesta, si giunge ben presto a una vera e propria guerra civile che andrà a coinvolgere nei mesi successivi anche le potenze occidentali. L’intervento delle Nazioni Unite costringe il dittatore Muhammar Gheddafi ad una lunga fuga, conclusasi tragicamente lo scorso 20 Ottobre con la sua uccisione da parte dei ribelli.

Nello stesso periodo scendono in piazza anche i cittadini siriani decisi a chiedere una riforma democratica del paese al dittatore al-Asad. Gli scontri in Siria proseguono tutt’oggi raggiungendo proprio in questi giorni il loro picco d’intensità.

Se il mondo arabo protesta contro le spietate dittature dei capi di Stato, il mondo occidentale comincia a mostrarsi sempre più insofferente nei confronti della crisi e di un altro tipo di dittatura, quella degli istituti di credito.

Le manifestazioni dunque si espandono anche in Europa: in Maggio decine di migliaia di spagnoli marciano verso Puerta del Sol a Madrid frustrati dalla disoccupazione e dalla mancanza di opportunità, costituendo il movimento degli “Indignados”.

La Grecia, ridotta alla fame dalle misure di austerity, si scaglia violentemente contro il premier Papandreou, costretto alle dimissioni lo scorso 10 Novembre.

In Agosto, dopo l’uccisione da parte della polizia di un giovane manifestante, anche l’Inghilterra è teatro di violenti scontri guidati dai cittadini ridotti in povertà dalla crisi economica.

Nello stesso periodo, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, si costituisce il movimento “Occupy Wall Street”, in stretto contatto con quello degli “Indignados”, che mira a far sentire la propria voce alle grandi banche americane che con il loro potere determinano il destino del mondo.

L’attenzione si risposta sull’Europa nel mese di Dicembre quando, all’indomani delle elezioni che confermano al governo Putin e Medvedev, il popolo russo si scatena contro i due “zar” sull’onda del notevole calo di consensi fatto registrare da “Russia Unita”.

L’incredibile mole di proteste e manifestazioni di piazza rende dunque il 2011 diverso da tutti gli altri anni, diverso anche dal 1968 e dal 1989 in quanto, secondo Time Magazine, i movimenti sono stati più straordinari, più globali e più democratici.

E nonostante le notevoli differenze tra paese e paese, essi hanno avuto tutti qualcosa in comune: la giovane età dei manifestanti, il fatto che quasi ovunque sono nati spontaneamente e altrettanto spontaneamente si sono diffusi tramite internet e i social network, l’idea condivisa che il sistema economico e politico dei propri paesi sia diventato ormai intrinsecamente corrotto.

A più di vent’anni dall’epoca della fine delle ideologie il 2011 ci ha riportati dunque faccia a faccia con tematiche politiche e sociali che negli anni dell’opulenza erano state un po’ accantonate, risvegliando lo spirito combattivo dei giovani che temono per il proprio futuro.

Se l’anno che sta per terminare è stato quello delle proteste e delle dimostrazioni, il 2012 dovrà essere quello della svolta, dei cambiamenti veri e propri. L’anno in cui le richieste di chi manifesta non dovranno essere solo ascoltate, ma anche accolte.