di Rosario Grillo
Si fa un gran parlare dei diktat dell’Europa all’Italia.
In estate è stato un susseguirsi di lettere e raccomandazioni, ora tenute nascoste ora svelate dai giornali ed infiorettate di commenti di parte ( giornalisti, politici delle opposte fazioni ). Il culmine è stato raggiunto con il monitoraggio dell’Italia e le visite dei commissari europei.
Oggi l’opposizione a Monti sbandiera ai quattro venti la pochezza italiana, perché l’Italia si svende ed adotta una manovra pesantissima imposta dal Direttorio europeo.
Come sempre in Italia non si riesce ad uscire dal ristretto angolo visuale del proprio tornaconto, osservatorio fazioso e di parte. Poche riflessioni si fanno e sono state fatte ( quelle poche tutte lontane da certi organi d’informazione, in primis la TV pubblica), sui ritardi dell’Italia, sull’assurdità e l’incoerenza delle scelte europee del governo Berlusconi, sulle sciagurate scelte del duopolio francotedesco discendenti da inveterate remore nazionaliste – la sovranità nazionale che fa premio sulle necessità federaliste -.
Ricordo tra i pochi Barbara Spinelli, che nei suoi lucidi articoli evidenziava la sconsideratezza dell’atteggiamento tenuto con la Grecia . Ella, degna erede di famiglia, porta in grembo le idee e le passioni di Altiero Spinelli e conosce lo spessore dell’ideale federalista, nato sulle ceneri del 2° conflitto mondiale.
La Grecia, culla della civiltà europea e quindi paese simbolo, è stata umiliata da un atteggiamento degno di banchieri eredi di Rotschildt, incarnazioni dello Shylok shakespeariano. Anche solo sul piano della pura finanza, come dicono economisti accorti, una pronta risposta al primo accenno di crisi greca ci avrebbe tenuto lontani da questa catena di conseguenze, che mettono a rischio con l’euro l’esistenza stessa della Comunità europea.
In Italia la ristretta prospettiva di Berlusconi, attento a salvaguardarsi dai guai giudiziari e la pochezza di certi ministri, tra cui cito Frattini, perdevano di vista il ruolo che l’Italia aveva avuto nella fondazione della Comunità europea. ( Ricordo figure centrali e titaniche come Gaetano Martino e Alcide De Gasperi ).
Un ruolo che Ciampi e Prodi invece hanno avuto ben presente quando si sono battuti per l’ingresso dell’Italia nell’unità monetaria.
L’euro, che oggi sembra la nostra rovina, che ieri Berlusconi ed oggi la Lega colpevolizzano indicandolo a causa di tutti i nostri mali, è invece stato il nostro ombrello, e, opportunamente ristabilito, può rappresentare la chance del nostro futuro, certamente la Balia Esigente della nostra Crescita.
Occorre un ripensamento ed una rieducazione degli italiani, cominciando dai giovani che spesso escono dalle scuole senza nulla sapere della storia recente, all’idea di Europa. Con questo fondamento le competizioni elettorali coniugheranno la politica nazionale con la politica europea, con queste convinzioni si potrà fare pressione perché la Comunità europea vada oltre la precaria ed asfittica dimensione economicista fino ad assumere a tutto tondo una dimensione politica piena con il tratto del federalismo.
Solo così i sacrifici che la manovra di Monti ci chiede risulteranno meno indigesti.