giovedì 1 dicembre 2011

Iran di ieri, Iran di oggi


di Francesco Zanovello

L'assalto all'ambasciata inglese a Teheran dell'altro ieri pone un problema di carattere internazionalistico non da poco. Da quanto si apprende, i leader di tutto il mondo occidentale, e non solo, hanno preso posizioni durissime nei confronti dell'accaduto, minacciando l'Iran di aspettarsi durissime sanzioni dalla comunità internazionale. Sono state chiuse molte ambasciate straniere a Teheran, così quella americana e norvegese, e molti paesi tra cui l'Italia, stanno valutando le mosse da fare nelle prossime ore. Gli Emirati Arabi hanno addirittura sospeso i voli da e per l'Iran, e la Gran Bretagna ha imposto al personale diplomatico iraniano a Londra di abbandonare il suolo inglese entro 48 ore. Gli stati Uniti per bocca del segretario di stato Hillary Clinton gridano all'affronto compiuto non solo contro l'Inghilterra ma contro tutta la comunità internazionale, e affermano di condannare questo attacco" nei termini più duri possibili". Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si è detto "sconvolto" per l'accaduto, e gli ambasciatori in Iran dei 27 paesi europei si riuniranno per trovare una linea di condotta comune per affrontare questo frangente. L'assalto all'ambasciata inglese è stato compiuto da un gruppo di Basiji, miliziani filogovernativi che con questo gesto hanno risposto alle sanzioni economiche imposte unilateralmente all'Iran da Inghilterra e Usa, dopo la comunicazione dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) sul riarmo nucleare di Teheran. A scopi civili, afferma il governo iraniano. A scopi militari sostengono Israele e parte della comunità internazionale. Indiscrezioni parlano di Tel Aviv dietro alle esplosioni avvenute in Iran in questi giorni, che hanno colpito gli impianti di arricchimento dell'uranio della città di Isfaha. Insomma, la situazione internazionale è senza ombra di dubbio tesa. Noi italiani stiamo valutando come comportarci: "Ho già dato disposizione", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi, "per la convocazione quanto prima dell’ambasciatore iraniano, per chiedergli spiegazioni e garanzie su cosa intendono fare per il futuro della sicurezza del corpo diplomatico a Teheran. Dobbiamo avere garanzie assolutamente ferme". Ma poco conta tutto ciò se nessuna posizione prende il governo iraniano riguardo l'accaduto. La Commissione di diritto internazionale, anch'essa operante in seno al'Onu, ha redatto un Progetto di articoli che disciplinano le norme sanzionatorie in caso di illecito internazionale. Al Capitolo II, "Atti attribuibili allo Stato", art.8, afferma chiaramente che "il comportamento di una persona o di un gruppo di persone sarà considerato un atto di uno Stato ai sensi del diritto internazionale se la persona o il gruppo di persone di fatto agiscono su istruzione, o sotto la direzione o il controllo di quello Stato nel porre in essere quel comportamento". Se applicato a ciò che è avvenuto l'altro giorno in Iran, tale articolo conduce a due differenti risultati a seconda di come si comporta il governo iraniano appunto: qualora il governo prenda una netta distanza dall'accaduto condannando il comportamento degli studenti, all'Iran in quanto Stato non succederebbe nulla, e la comunità internazionale non potrebbe applicare alcuna sanzione diretta, salvo rimproveri severi, ma resterebbero solo parole. Qualora invece il governo iraniano non assuma una distanza netta da quanto accaduto o, anzi, lasci credere che gli studenti Basiji (n.b. gruppo filogovernativo!) abbiano agito su spinta o comunque con l'appoggio del governo stesso, questo farebbe scattare la fattispecie prevista dall'art.8 del Progetto, e porterebbe la comunità internazionale in una posizione di forza circa le possibili sanzioni internazionali applicabili. Tale soluzione, ossia l'assunzione di responsabilità diretta da parte dello Stato, è quanto accaduto nel 1979, quando studenti iraniani assalirono l'ambasciata Usa e tennero in ostaggio funzionari americani per molti giorni. In quel caso lo Stato, tramite il governo esternò il proprio compiacimento per l'accaduto, e si accollò la responsabilità giuridica internazionale della cosa; in quanto diretto responsabile venne quindi convenuto in giudizio presso la Corte Internazionale di Giustizia dagli Usa. La Corte in quel caso condannò l'Iran a farsi carico di un risarcimento a favore degli Usa, sostenendo che fosse responsabile ai sensi dell'articolo 8: la Corte sostenne che l'Iran stesso aveva esercitato un "overall control" (controllo diffuso e generalizzato) su quanto commesso dagli studenti.

Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione diversa; l'Iran non ha ancora preso una posizione netta e definitiva, ed è probabile che il governo, memore di quanto accaduto in passato, non si faccia carico della responsabilità di quanto accaduto. Di sicuro i fatti parlano da soli; è difficile non credere che esista un collegamento tra le azioni di un gruppo filogovernativo e il governo stesso in una condotta dannosa diretta ai danni dell'Inghilterra proprio quando questa ha applicato, pochi giorni prima, delle sanzioni economiche contro l'Iran stesso a causa di un suo presunto potenziamento dell'arsenale nucleare.

Aspettiamo la prossima mossa dell'Iran.