martedì 22 novembre 2011

Stop a teleobiettivi in Aula: salvi ipad e bigliettini



di Elisa Renna


Tutte le azioni che si riferiscono al diritto di altri uomini, la cui massima non è compatibile con la pubblicità sono ingiuste”. Così si esprimeva Kant nel diciottesimo secolo, poggiando le basi su quella che è la base della democrazia: la trasparenza degli atti pubblici e la chiarezza su ciò che fanno i rappresentanti dei cittadini nel luogo in cui loro dovere si deve assolvere, il Parlamento. A quanto pare i parlamentari italiani si trovano in disaccordo con la filosofia kantiana, al punto che due partiti, il Pdl e la Lega, hanno proposto di abolire le foto in aula. In particolare quegli scatti che zoomano fino a rendere leggibili i bigliettini che si scambiano i deputati tra di loro.


L’ira si è scatenata a causa degli appunti e delle missive catturate dagli obiettivi della Camera. Gli ultimi due casi fanno riferimento alla nota di Berlusconi nella quale erano state scritte le sue intenzioni di dimissioni e il numero esatto dei suoi “traditori” e alla lettera fatta recapitare a Monti e la cui paternità è stata rivendicata da Enrico Letta. Tornando indietro nel tempo, gli esempi di sprecano: pc collegati su siti porno, sonnellini pomeridiani, i bigliettini maliziosi mandati alle onorevoli Giammanco e Di Girolamo e chi più ne ha più ne metta.


Gli attimi fuggenti immortalati dalle telecamere o dalle macchine fotografiche si moltiplicano sempre di più. Non perché le cattive abitudini non siano sempre esistite, ma probabilmente perché i cittadini, ancor di più in un momento di crisi economica e politica come quello che stiamo vivendo, sentono la necessità di conoscere e di vigilare sull’operato dei loro rappresentanti politici. Politici che mai come in questo periodo dovrebbero vergognarsi di fare queste proposte che se accolte, permetterebbero loro di considerare l’aula parlamentare alla stregua di un circolo ricreativo a numero chiuso.