martedì 8 novembre 2011

Silvio Berlusconi 1994 – 2011. Fine di un incubo. “Lascio dopo la legge di stabilità”.


di Paola Totaro

Giornata storica quella di ieri. Silvio Berlusconi ha ottenuto ciò che voleva e cioè “guardare in faccia i traditori”. Dopo giorni di fuggi fuggi dal Pdl, il Premier, in perfetto stile mafioso, ha sfidato i suoi con una sibillina minaccia.
All’atto pratico l’occasione è stata la votazione sul rendiconto generale dello Stato.

La governo aveva bisogno di 316 voti per mantenere la maggioranza alla Camera. Ma si è fermato a 308.
Berlusconi dopo aver voluto consultare dettagliatamente i tabulati della votazione, ai fedelissimi non ha nascosto la delusione. “Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?” ed in seguito ha lasciato l’aula da solo.
Alle 18.30 si è recato con Gianni Letta dal Capo dello Stato per un faccia a faccia di quasi un ora.
Pochi avrebbero scommesso, conoscendo il Premier, su sue dimissioni. E invece è accaduto. A Napolitano il Cavaliere ha comunicato: “Prima la legge stabilità e poi mi dimetto”.
Subito dopo aver lasciato il Quirinale, Berlusconi si è recato a Palazzo Grazioli dove ha avuto un vertice con Lega e Pdl. La sua è stata una presa d’atto della situazione politica “Prendo atto di non avere più la maggioranza”, ha detto il presidente del Consiglio ai suoi aggiungendo: “Io vedo soltanto la possibilità di nuove elezioni, ma deciderà il Capo dello Stato”. E comunque “non sarebbe pensabile dare responsabilità di governo a chi ha perso le elezioni, in democrazia si fa così”. Ora è fondamentale “preoccuparci di ciò che accade sui mercati finanziari che non credono che l'Italia sia capace di approvare le misure che l'Ue ci ha chiesto”.

TEMPI PER LA VOTAZIONE DELLA LEGGE SULLA STABILITA': il Senato è convocato per il 15 pomeriggio. Se tutto viene portato avanti nei tempi regolari entro il 18 novembre si dovrebbe giungere alla prima approvazione ed entro il 25 quella definitiva alla Camera.
Se, come richiesto dal Premier, le opposizioni accetteranno di velocizzare il provvedimento, lasciandolo approvare senza la presentazione di emendamenti, si potrebbe anticipare anche di un due o tre giorni. Al massimo entro il 25/11 Berlusconi quindi, dovrebbe dimettersi e Napolitano avviare le consultazioni.

I possibili scenari sono un mandato esplorativo a Monti o Schifani oppure pieno a Monti o ad Alfano. Oppure per un governo breve ad Amato. Possibile anche un’accellerazione che porti a dimissioni di Berlusconi entro il 20/11.
Bersani però frena tutti: “Al momento non ci sono le condizioni per votare il Ddl stabilità”.