giovedì 17 novembre 2011

Scilipoti: c’era da aspettarsi il voltafaccia


di
Leonardo Iacobucci

asinichevolano.altervista.org


Spesso su siti internet “anti-berlusconiani” ci si imbatte nella foto dove un manifestante solleva un cartello con scritto: “bastava non votarlo”. Ci sarebbe anche da aggiungere: “bastava non passare dalla sua parte”. Affianco a questo ipotetico cartello andrebbe messa (non è stato certo l’unico, ma obiettivamente è la punta di diamante di questo fenomeno) la faccia di Scilipoti.

La prima domanda che mi viene in mente è: “che cavolo ci azzeccava un soggetto simile con l’IDV??”. Eppure di elementi che facessero presupporre una maggiore vocazione per stare dall’altra parte della barricata ce n’erano in abbondanza, e nemmeno tanto nascosti vista la facilità con cui sono spuntate poi sul web queste notizie. Andiamo al dunque.

Il parlamentare che abbandona l’IdV è stato citato da report di Prefettura e Carabinieri come vicino a personaggi appartenenti a clan criminali. La Alfano, col senno di poi, ha affermato: “C’era da aspettarsi il voltafaccia”.

Il documento che pesa come un macigno nella carriera di Scilipoti è la relazione finale prefettizia che nel 2005 chiese e ottenne lo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore, un piccolo centro del messinese, per infiltrazioni mafiose. Quando è stato redatto il documento Scilipoti era consigliere comunale, precedentemente era stato anche assessore al Bilancio. Ecco cosa diceva di lui la commissione presieduta dal viceprefetto Nino Contarino, dal comandante dei carabinieri di Barcellona, Domenico Cristaldi, dal dirigente del commissariato di polizia di Barcellona-Pozzo di Gotto Fabio Ettaro e dal comandante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Messina, comandante capitano Domenico Rotella: “Collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricoprirà nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di Assessore Comunale al Bilancio nella giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.

Perfino il suo ultimo amicone Gaetano Saya si scaglia contro Domenico Scilipoti, scrivendo sul suo blog vari retroscena sul politico italiano. Le prime rivelazioni parlano di alcune amicizie, vicine alla 'Ndrangheta che fanno parte del “giro” di Scilipoti. In particolare Saya mensiona due personaggi legati alla cosca Alvaro di Sinopoli a Reggio Calabria, la famiglia Lampada e ad altre famiglie meno consociute. Il gruppo familiare di questi due uomini contiene molte persone note, magistrati, avvocati e finanzieri, con importanti studi a Reggio Calabria. Addirittura uno di questi sarebbe stato vittima di un agguato di stampo mafioso e sarebbe sospettato di riscuotere alcune tangenti. I due personaggi sopracitati, sarebbero anche ben presenti in Lombardia, dove figurano nel registro degli indagati nell'indagine della Dda sull'Expo di Milano.

E' bene precisare: né condanne avvisi di garanzia sono mai state pervenute all'attuale parlamentare. Ma la presunzione di innocenza vale per tutti in qualità di privati cittadini. Per chi riveste un incarico pubblico il criterio per valutare la sua compatibilità con l’incarico stesso è (o dovrebbe essere) molto più severo: bisogna esser al di sopra di ogni ragionevole sospetto.

Come disse Borsellino : “L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. (…) Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.” (dalla lezione del 26 gennaio 1989 all'Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa).