Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una stranissima e inaspettata coesione nazionale d'amorosi intenti, tutta concentrata nell'esaltazione del Nuovo Governo e del neo Presidente Monti. Il Capo dello Stato esprime una "viva soddisfazione" per come sono proceduti i giochi istituzionali per la nomina del nuovo Esecutivo e si compiace del "clima positivo" che ne sta (bizzarramente!) conseguendo, affermando di essere stato in grado, con l'aiuto di tutti gli esponenti politici, di "trovare le soluzioni più idonee". In questo clima di rinnovata unità ascoltiamo il Presidente Fini affermare che l'Ufficio di Presidenza ha calendarizzato i lavori parlamentari che porteranno la Camera ad approvare "una legge che a decorrere dalla prossima legislatura abolirà il vitalizio agli ex Parlamentari" che avranno (finalmente!) un "trattamento analogo agli altri lavoratori", spingendosi financo a dire che "se fallisce Monti fallisce l'Italia".
E come dar torto all'entusiasmo dei due Presidenti? In fondo, è suffragato da qualche cifra che può dare alla testa: l'Atlante Politico di Demos rileva (indagini effettuate tra il 17 e il 18 Novembre) che Monti converge su di sè un 84% di consenso popolare; che 8 italiani su 10 manifestano un giudizio positivo sulla nuova compagine governativa e che 3 su 4 sostengono, addirittura, che questo Governo debba arrivare senza dubbio a fine legislatura e che, anzi, dovrebbe concentrarsi pure su riforme istituzionali e della legge elettorale.
Caspita! Un consenso del genere non lo si vedeva forse dai tempi del Ventennio (quello vero).
Ma non doveva essere questo il Governo delle lacrime e sangue? Non è forse stato incaricato per attuare le riforme che devono far uscire il Paese dalle secche della crisi, scontentando tutti ma proprio tutti? Il Governo Monti lo vedremo alla prova per la prima volta proprio questa settimana: martedì il Presidente sarà a colloquio con Barroso e Van Rompuy a Bruxelles, mentre giovedì incontrerà la Merkel e Sarkozy a Strasburgo. Voci interne dicono che le prime decisioni concrete verranno adottate entro il vertice europeo del 9 Dicembre, e che il primo pacchetto di misure prevede un ritorno dell'Ici sulla prima casa con contemporanea rivalutazione dei valori catastali, un probabile nuovo aumento dell'Iva in combinato disposto ad una diminuzione dell'Irpef e dell'Irap, per alleggerire (anche se di poco) il carico fiscale sui redditi e sulle imprese. Si parla poi di abbassare la tracciabilità ai pagamenti superiori ai trecentocinquanta euro.
E fin qui nulla di eccessivo. Ma la riforma delle pensioni? La patrimoniale? La lotta all'evasione fiscale? Bene, sarà solo quando questo esecutivo parlerà di temi importanti come questi che si potrà fare un'analisi concreta del consenso che riuscirà a far convergere su queste che, politicamente parlando, sono misure impopolari. Fino ad allora, crogioliamoci pure sul rinnovato senso di unità nazionale tra nord e sud, destra e sinistra. Prossimo appuntamento in Europa martedì.