martedì 29 novembre 2011

Goldman Sachs: leader dello “shit business”


di Leonardo Iacobucci
asinichevolano.altervista.org


Iniziamo con una domanda: perché mettere Corrado Passera (un personaggio che, come vedremo tra poco, sguazza nel conflitto di interessi) a capo di uno dei ministeri più importanti? Cosa lega Monti (Goldman Sachs) a Passera (Intesa sanpaolo)?


Non sono un investigatore, né conosco bene le dinamiche della finanza internazionale o i rapporti interpersonali tra i due. Però mi fa pensare, ad esempio, il fatto che proprio a luglio scorso Goldman Sachs abbia deciso di promuovere Intesa Sanpaolo: una decisione presa alla luce della sottoperformance registrata dal settore di riferimento. Il broker ha rimosso il titolo dalla "sell list" e ne ha portato il rating da sell a neutral. Goldman Sachs ha ritenuto che l'istituto fosse solido grazie alla buona liquidità e al basso livello di indebitamento. Il target price è passato da 2,5 a 2,55 euro. Senz’altro una promozione dunque.

Sarà stato forse utile per la Goldman mettere nel governo italiano un “consigliere di gestione e consigliere delegato di Intesa SanPaolo SPA con funzione di chief executive officer della societa' e del gruppo, ferma la carica di direttore generale, al quale e stata conferita 'la gestione operativa della societa' e del gruppo, con ogni facolta' di ordinaria e di straordinaria amministrazione, in conformita' con gli indirizzi generali programmatici e strategici determinati dagli organi sociali”?

NB. Oltre a questa carica Passera risultava ricoprire ruoli importanti (ora abbandonati) anche in società legate al Corriere della Sera, il gruppo L’Espresso ed il gruppo Mondatori.

Ma torniamo alla Goldman Sachs e cerchiamo di capire cosa la lega ai governi di mezzo mondo e quindi anche a quello italiano.

La banca d’investimento più famosa e spregiudicata di Wall Street è stata in questi giorni al centro della scena politica nazionale, con un opinioni simili dalla Lega Nord a Sel, per via di quella che il quotidiano Le Monde ha definito “l’ombra” su Mario Monti, cioè il ruolo di consulente internazionale che il presidente dell’università Bocconi ricopre in Goldman.

Goldman Sachs non è una banca commerciale ma un istituto di credito, ovvero non dobbiamo immaginarci sportelli bancari in cui aprire un conto corrente. La Goldman lavora su un altro livello, contiguo ma non assimilabile ad una normale banca commerciale. Soprattutto sono due i rami di attività: offre servizi, ovvero consulenze di alto livello; ed effettua speculazioni ad elevato rischio.

Questa compagnia ha una storia di circa un secolo e mezzo, essendo stata fondata a Wall Street nel 1869 da Marcus Goldman e suo genero Samuel Sachs, due ebrei americani di origine tedesca. Da allora la banca ne ha fatta di strada: oggi Goldman Sachs è un autentico impero finanziario. La sede centrale è sempre a New York dalla sua fondazione, ma ormai filiali si trovano nei punti nevralgici della globalizzazione, da Londra a Francoforte, da Tokio ad Hong Kong.

Vediamo più da vicino le attività della compagnia, con un brevissimo sunto: amministrazione di fondi di investimento e previdenziali; attività di mercato nei prodotti finanziari derivati e azioni ad alto rischio; gestione della quotazione in borsa di grandi aziende: due esempi per capire a che livello - negli anni '50 la Goldman è advisor per la quotazione in borsa della Ford, a quel momento l'azienda automobilistica più importante al mondo, mentre negli anni '80 gestisce la quotazione di Microsoft, leader indiscussa del settore informatico; altra attività in cui la compagnia è specializzata è quella di consulenza nelle fusioni e acquisizioni aziendali; e poi ovviamente rischia anche in proprio con investimenti su materie prime e partecipazioni in aziende.

Quando nel 2001 George Bush diventò presidente degli Stati uniti l’industria finanziaria erano nelle mani di cinque banche d’investimento (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Lheman Brothers, Merrill Lynch, Bear Sterns) due gruppi finanziari (Citigroup, Jp Morgan), tre compagnie di assicurazioni (Aig, Mbia, Ambac) e tre agenzie di rating (Moody’s, Standard & Poors, Fitch). Attraverso il processo di cartolarizzazione incrociavano mutui e prestiti e rivendevano il debito attraverso i Cdo (Collateralized Debt Obligation) che le agenzie di rating valutavano con triple A (mentre invece erano, in molti casi, titoli spazzatura). Tra i prestiti rischiosi c’erano i mutui subprime, che a migliaia furono compressi in Cdo con triple A emesse dalle agenzie di rating. Le banche d’investimento preferivano i mutui subprime perché apportavano un maggior tasso di interesse, quindi guadagni alti. Chiunque poteva ottenere un mutuo e quindi la bolla speculativa immobiliare (1996-2006) fece raddoppiare i prezzi delle case . Spiega Robert Gnaidza: «Goldman Sachs, Lehman Brothers, Bear Sterns, Marill Lynch: erano tutte coinvolte in questa speculazione. I mutui subprime aumentarono da 30 miliardi a 600 miliardi in dieci anni. Sapevano che sarebbe successo…». La Sec (Securities and Exchange Commission) non condusse nessuna indagine sulla banche d’investimento durante la bolla e i suoi ispettori furono ridotti di numero.

Oltre a questo c’è da dire che Goldman è la proprietaria di Sigma X, una dark pool, cioè una piattaforma alternativa di trading non regolamentata (Multilateral trading facility), prevista dalla direttiva comunitaria Mifid, dove gli investitori istituzionali possono scambiare titoli, bond e liquidità, con regole meno stringenti rispetto alle normali borse valori. Su Sigma X i volumi mensili scambiati toccano quota 203.000 miliardi di dollari. Tra fine giugno e inizio luglio le posizioni ribassiste sui titoli bancari nella piattaforma sono aumentate significativamente. Segno che gli investitori internazionali stavano cominciando a vendere, proprio attraverso l’infrastruttura designata da Goldman Sachs, che si tiene una percentuale che va dall’1 al 2,75% della somma scambiata. Una fonte di guadagno che prescinde dagli investimenti o disinvestimenti della banca in titoli di debito italiano.

Ma quanti soldi gli italiani investono direttamente o indirettamente in banche come la Goldman Sachs?
Da un report della Banca d'Italia relativo al 2010 figura che solo il 5,3 % della ricchezza privata italiana è investito in titoli di Stato, mentre il resto riguarda banche, istituzioni e riserve assicurative. Ben oltre il 44% invece è riposto in obbligazioni corporate, titoli esteri, partecipazioni i società e fondi comuni di investimento.

Un dato allarmante se si pensa che Goldman Sachs, una delle più grandi banche d'affari al mondo, avrebbe mentito ai propri clienti, vendendo loro titoli garantiti da mutui casa senza menzionare che la Goldman stessa avrebbe tratto profitti da un loro calo di valore. Sono le conclusioni della sotto-commissione d'inchiesta del senato americano che, come riportato dall'agenzia Bloomberg, intende chiedere al Dipartimento di Giustizia americano e alla Sec, l'ente preposto alla vigilanza sulla borsa, di indagare. La sottocommissione, in particolare, ha chiesto di verificare se esistano gli estremi per procedere, per falsa testimonianza, contro l'amministratore delegato Lloyd Blankfein e altri dirigenti di Goldman, che avrebbero mentito sotto giuramento.

"A mio giudizio Goldman ha chiaramente ingannato i propri clienti, e anche il Congresso" ha detto il presidente dell'organo d'inchiesta del senato, il democratico Carl Levin. Il rapporto della sotto-commissione è frutto di due anni d'indagini scattate in seguito alla crisi finanziaria cominciata nel 2008 e legata allo scoppio della bolla immobiliare negli Usa. Sotto accusa oltre a Goldman anche altre banche, tra cui Deutsche Bank e la fallita Washington Mutual, e le società di rating Moody’s e Standard & Poor’s, che avevano dato valutazioni positive ai titoli sotto accusa: "Una causa chiave della crisi", secondo Levin.

Solo nell’aprile del 2010 i dirigenti della Goldman Sachs furono costretti a testimoniare al Congresso americano: Daniel Sparks, ex capo reparto mutui della Goldman (2006-2008) dovette riferire su alcune email in cui definiva certe transazioni “affari di merda”. Fabrice Tourre, direttore esecutivo prodotti strutturati della Goldman Sachs vendeva azioni che definiva “cacca”. Llyod Blankfein, presidente di Goldman, e David Viniar, vicepresidente esecutivo, sotto le pressanti domande del senatore Carl Levin furono costretti ad ammettere che sapevano di vendere spazzatura.