venerdì 18 novembre 2011

Cotral & Co: “Di chi sei figlio?”



d
i Leonardo Iacobucci

asinichevolano.altervista.org

Su richiesta di un lettore, dopo essermi occupato dell’Atac di Roma, ho voluto approfondire anche la situazione di un’altra società di trasporti, questa volta regionale:la Cotral. Facciamo il punto della situazione in atto da circa un paio di anni a questa parte, partendo dalla situazione economicamente disastrata della Cotral.

Già a settembre 2011 si è dato il via alla ricapitalizzazione di Cotral spa. Lo ha stabilito la giunta della Regione Lazio che ha stanziato un finanziamento pari a 27 milioni di euro.

Lo stanziamento, previsto nella manovra di assestamento di bilancio, avverrà attraverso l’emissione di azioni da offrirsi in opzione agli azionisti. Con questa operazione la Regione può esercitare il diritto di prelazione sulle eventuali azioni inoptate.

La ricapitalizzazione è necessaria sia per coprire la perdita di 26.705.391 euro deliberata dall’assemblea dei soci Cotral, con l’approvazione il 30 giugno scorso del bilancio d’esercizio 2010, sia per ricostituire il capitale sociale.

“Con questa decisione – sottolinea l’assessore alle Politiche per la mobilità e il trasporto pubblico locale, Francesco Lollobrigida – la Regione, che è socio di maggioranza di Cotral Spa, provvede a sanare una situazione debitoria pregressa, certificata dal Cda della stessa società nella sua ultima seduta. Si pone riparo ai danni provocati dalle passate gestioni con un sacrificio economico importantissimo, specie in questo momento”.

“La Regione – conclude Lollobrigida – salva Cotral prima di tutto per i suoi lavoratori, ma anche per iniziare un virtuoso risanamento di questa azienda pubblica che dimostri il diverso modo di governare del centrodestra”.

Peccato che da ormai anni pare girino insistentemente voci circa la poca trasparenza sia nelle assunzioni che, soprattutto, nei licenziamenti. Già in agosto il consigliere regionale del PD Enzo Foschi ha rilasciato una nota in cui parlava di epurazioni nei confronti di coloro che venivano individuati come militanti dell’area di centrosinistra o della Cgil. In particolare si sottolineava nella nota come si stesse tentando di far si che coloro si erano maggiormente battuti per valorizzare i lavoratori, accrescendo l’efficienza dei servizi, venissero licenziati o privati dei loro ruoli senza tener conto del percorso lavorativo e dei curricula professionali dei dipendenti.

Il fatto è che le società regionali sono uno strano modo che usa la politica per amministrare, ovvero società gestite con i soldi dei cittadini che rispondono solo agli interessi della politica (vedasi il recente cambio del CDA della Cotral, frutto di una vera e propria trattativa interna tra PDL e UDC).

Basti ricordare che a fine 2010 Il Tempo aveva evidenziato non solo le assunzioni di origine «politica» ma anche quelle legate ai sindacati. Figli, nipoti, parenti praticamente di tutte le sigle, assunti regolarmente in Atac, così come in Cotral e in molte altre aziende comunali e regionali.

Il Coordinamento dei macchinisti della Metro di Roma usò all’epoca parole pesantissime: «Si parla di parentopoli politica e sindacale e noi affermiamo che era ora e non si parla dello scandalo delle ricostruzioni di carriera dei sindacalisti. Si parla di Atac e non si parla di Cotral, che si trova nelle stesse identiche condizioni e prassi clientelare. Perché quando abbiamo scritto al sindaco, il 26 novembre 2009 denunciando, tra l'altro, proprio queste cose non è intervenuto e oggi istituisce una commissione che deve indagare fino a 10 anni indietro? E perché tale omissione hanno fatto tutti i gruppi politici ai quali è stata inviata la stessa nota il 19 gennaio 2010?».

Per finire ecco un esempio del solito dramma italiano. Ad aprile 2010 172 aspiranti stagisti presso l'azienda regionale dei trasporti Cotral avrebbero dovuto prendere servizio nel mese di aprile dopo aver superato una prova scritta e una prova orale nella prima settimana di marzo su circa 350 candidati, invece improvvisamente giunge loro la comunicazione del Direttore del Dipartimento sociale della direzione regionale "lavori, pari opportunità e politiche giovanili" che impone ad ITALIA LAVORO, l'agenzia tecnica del Ministero del Lavoro che ha curato le selezioni dei stagisti, il blocco delle procedure per motivi di "opportunità".

Qual è questo motivo di opportunità? Semplice, il cambio di amministrazione regionale che nonostante le procedure di selezione espletate regolarmente affidate a un'agenzia ministeriale ha voluto verificare che tutto fosse regolare e che avesse la necessaria copertura finanziaria come si evince da un comunicato diffuso dal neo assessore ai trasporti Francesco Lollobrigida.

Chi ci ha rimesso? Ci ha rimesso ad esempio Pietro, cameriere precario, che dovendo iniziare lo stage ha rinunciato alla stagione di catering appena iniziata trovandosi ora senza un lavoro; Alessandro che disoccupato sperava di trovare occupazione dopo i 4 mesi di stage dovendo essere gli stagisti assunti poi per il 70% in base alle esigenze dell'azienda; Palmira, madre divorziata, rimasta senza lavoro dopo 22 anni di servizio in un'azienda colpita dalla crisi con un mutuo da pagare e ancora Giulia giornalista disoccupata che si è chiesta perchè in Italia nessuno si schieri al fianco dei precari e con loro tante altre storie di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione giovanile.

Molto dura Alessandra Tibaldi, ex assessore al lavoro della Regione Lazio: " La nuova Presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha soppresso il dirigente del settore delle politiche sociali e al momento non c'è nessuno che autorizza le casse integrazioni, che purtroppo ci sono in queste settimane. Al momento si stanno bloccando 172 opportunità di lavoro" e inoltre ha sottolineato la correttezza delle procedure affidate ad un ente esterno come Italia Lavoro che è l'agenzia tecnica più professionale nel settore e le coperture finanziarie sono inoltre garantite dal fondo sociale europeo e da uno stanziamento regionale di settecento mila euro.

Ma alla fine, al di là delle casacche politiche e delle loro rivendicazioni, la conclusione pratica è una sola: dei precari, eccezion fatta quando servono come merce di scambio tra giunta entrante e giunta uscente, non si interessa nessuno.