lunedì 14 novembre 2011

Atac: i "fuoribusta" d'oro


di Leonardo Iacobucci asinichevolano.altervista.org
C’è poco da fare, tutti vorrebbero, oltre la busta paga, le loro stock options. Tutti vorrebbero sentirsi un po’ amministratori delegati, e soprattutto tutti vorrebbero averne il portafoglio.

Ed è così che l’Atac per anni ha “coccolato” alcuni dei suoi dipendenti sulle spalle dei contribuenti. Si tratta, sostanzialmente, di benefit concessi al di fuori dei contratti collettivi e degli accordi aziendali a ben 624 dipendenti E non stiamo parlando di autisti ed operai, ma di amministrativi (dirigenti, quadri e impiegati) che hanno ottenuto queste aggiunte di stipendio nel corso degli anni (e delle diverse gestioni dell’Atac): 352 hanno ottenuto questa maggiorazione durante le passate amministrazioni capitoline, gli altri dopo l’insediamento dell’attuale.

Questi premi rivolti in maniera clientelare e senza tenere conto dei pessimi risultati di gestione all’Atac costano oltre 2,7 milioni l’anno, che si traducono ogni mese in 212.000 euro che gravano sul bilancio dell’azienda, già in profondo rosso.

La Federcontribuenti sottolinea come sia “urgente e non piu’ rinviabile abolire queste voci che non possono pagare i romani. I sindacati sono stati complici di questi sprechi adesso dicano chiaramente che vano aboliti. Si investa invece nel rinnovo dei mezzi e nella sicurezza. I romani non devono pagare gli sprechi frutto di una politica clientelare.”

La questione di ingiusti benefit o esagerati, ed immeritati, compensi ai dirigenti è tipica non solo dell’Atac in senso stretto, ma di un po’ tutte le società che gravitano intorno all’Atac stessa. Il consigliere del Pd, Athos De Luca ha denunciato ad esempio lo stipendio dell’Ad di Roma Patrimonio, società controllata Atac, Gabbuti che ammonta a 645 mila euro, il doppio stipendio del neo amministratore delegato Astral, Marco Coletti (vicepresidente Atac e dirigente di Ogr), nonché le retribuzioni di vari manager esterni assunti dall’ex Ad Basile.

Doveroso ricordare infine come dal 5 novembre 2010 al 15 marzo 2011, quando cioè le casse Atac già gridavano all’agonia sono stati assunti nove dirigenti esterni. Uno di questi non c’è più. Gli altri otto invece hanno contratti che scadono o nel 2013 o nel 2016. In particolare De Michelis Edoardo, percepisce uno stipendio annuo totale di 84 mila euro (contratto in scadenza il 30/04/2013); Ludovisi Emanuele, centomila euro con contratto in scadenza il 30/04/2013 e avrebbe in dotazione una fiat panda; Parmeggiani Carlo, 228 mila euro l’anno, con contratto in scadenza il 31/01/2016 e una fiat panda in dotazione; Cassino Alfonso, 240 mila euro, con contratto in scadenza il 7/02/2016; Spirito Pietro, 300 mila euro e una peugeot 407 con lavoro assicurato fino al 15/02/2016; Cinquegrani Roberto, 240 mila euro con contratto in scadenza il 29/02/2016; Saccà Vincenzo 144 mila euro con contratto fino al 30/06/2013 e, infine Abbate Antonio, 325 mila euro e una opel astra a disposizione con contratto fino al 14/03/2016. Parliamo di oltre 1,6 milioni di euro che, in un momento di crisi, potrebbero forse evitare tagli a contratti di secondo livello, indennità o, peggio ancora, a stipendi veri e propri, e l’aumento del biglietto a 1,50 euro.