di Martina Strazzeri
Pdl, Udc, Lega Nord e cattolici di sinistra fermi sul no all'ingresso dei gay e delle loro famiglie nella Consulta per la famiglia a Bologna.
Il Pdl ha affermato: «Si vuole legittimare la famiglia gay. Siamo stupefatti. L’eventuale apertura al mondo omosessuale può riguardare forse altri ambiti, ma non certo questo. Per quanto ci riguarda l’unica famiglia che riconosciamo è quella naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
La consigliera dell'unione democristiana Silvia Noè ha detto: «L'articolo 29 del dettato costituzionale definisce chiaramente cosa è la famiglia, richiamato anche dallo Statuto della stessa Consulta».
Riccardo Petrella, eletto nelle file dei democratici, che non ha mai nascosto le sue posizioni cattoliche, ha affermato: «Ammettere quelle associazioni nella Consulta è un abuso e bisogna riparare all’errore. Il riconoscimento delle coppie omosessuali in quanto famiglie non è previsto dal programma del partito democratico».
Il sindaco Virginio Merola ha dichiarato: «Bisogna uscire da questi schemi e sostenere tutte le famiglie numerose al di là dell'ideologia». Amelia Frascaroli, esponente vendoliana si è detta d'accordo e ha dichiarato: «Tutte le persone hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso e razza».
Flavia Madaschi, presidentessa di Agedo ha affermato: «Questo potrebbe essere un grossissimo passo avanti per le nostre famiglie, però sembra che questo passo avanti non si voglia fare. Il discorso è che, come al solito, quando si sente la parola gay, addio, il discorso è già chiuso».
La consigliera comunale Sel, Cathy La Torre ha detto: «Le famiglie omosessuali esistono, che piaccia o meno alla destra. Sono circa 100 mila. Hanno gli stessi problemi delle altre: l’accesso ai nidi o le difficoltà con i servizi essenziali. La consulta è un organismo che nel suo mandato istituzionale ha il compito di interrogarsi sui bisogni di tutti, per cui è naturale che le associazioni gay vi rientrino».
Sulla questione è tenuto a decidere il consiglio comunale. Pasquale Caviano, consigliere Idv e presidente protempore della Consulta, ha detto: «Confermo che deciderò io», in base a criteri stabiliti da parte della segreteria della Consulta famiglia, ora a maggioranza cattolica.
Pdl, Udc, Lega Nord e cattolici di sinistra fermi sul no all'ingresso dei gay e delle loro famiglie nella Consulta per la famiglia a Bologna.
Il Pdl ha affermato: «Si vuole legittimare la famiglia gay. Siamo stupefatti. L’eventuale apertura al mondo omosessuale può riguardare forse altri ambiti, ma non certo questo. Per quanto ci riguarda l’unica famiglia che riconosciamo è quella naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
La consigliera dell'unione democristiana Silvia Noè ha detto: «L'articolo 29 del dettato costituzionale definisce chiaramente cosa è la famiglia, richiamato anche dallo Statuto della stessa Consulta».
Riccardo Petrella, eletto nelle file dei democratici, che non ha mai nascosto le sue posizioni cattoliche, ha affermato: «Ammettere quelle associazioni nella Consulta è un abuso e bisogna riparare all’errore. Il riconoscimento delle coppie omosessuali in quanto famiglie non è previsto dal programma del partito democratico».
Il sindaco Virginio Merola ha dichiarato: «Bisogna uscire da questi schemi e sostenere tutte le famiglie numerose al di là dell'ideologia». Amelia Frascaroli, esponente vendoliana si è detta d'accordo e ha dichiarato: «Tutte le persone hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso e razza».
Flavia Madaschi, presidentessa di Agedo ha affermato: «Questo potrebbe essere un grossissimo passo avanti per le nostre famiglie, però sembra che questo passo avanti non si voglia fare. Il discorso è che, come al solito, quando si sente la parola gay, addio, il discorso è già chiuso».
La consigliera comunale Sel, Cathy La Torre ha detto: «Le famiglie omosessuali esistono, che piaccia o meno alla destra. Sono circa 100 mila. Hanno gli stessi problemi delle altre: l’accesso ai nidi o le difficoltà con i servizi essenziali. La consulta è un organismo che nel suo mandato istituzionale ha il compito di interrogarsi sui bisogni di tutti, per cui è naturale che le associazioni gay vi rientrino».
Sulla questione è tenuto a decidere il consiglio comunale. Pasquale Caviano, consigliere Idv e presidente protempore della Consulta, ha detto: «Confermo che deciderò io», in base a criteri stabiliti da parte della segreteria della Consulta famiglia, ora a maggioranza cattolica.