giovedì 29 settembre 2011

"Quei pm vogliono farmi fare la fine di Craxi"


Nemmeno i festeggiamenti per il suo compleanno organizzati da Alessandra Mussolini riescono a rasserenare Silvio Berlusconi. Gia' compresso nella morsa della delicata partita politica su Sviluppo e Bankitalia, il Cavaliere da giorni ripete a tutti i suoi interlocutori di sentirsi sotto assedio della magistratura. Un concetto che il premier ribadisce anche agli ospiti presenti al ricevimento in suo onore: Con la dittatura dei pm - e' l'accusa del capo del governo - e' difficile, anzi quasi impossibile governare.

Un ragionamento svolto gia' in varie occasioni cosi' come la preoccupazione, ripetuta ancora una volta a piu' di qualche invitato, che i pm vogliano fargli fare la fine di Bettino Craxi. Lo hanno ucciso impedendogli di tornare in Italia a curarsi - avrebbe insistito il Cavaliere - vogliono fare lo stesso con me. Che per il governo e la maggioranza il momento sia complicato non lo nasconde nemmeno Gianni Letta inviato come 'ambasciatore' alla riunione in programma questa mattina al ministero del Tesoro per discutere delle dismissioni del patrimonio dello Stato. Appuntamento a cui era atteso il capo del governo: ''Il presidente del Consiglio si scusa, ma e' assediato da impegni vari, sono giornate intense e per certi aspetti turbolente'', ha spiegato il sottosegretario. Il capitolo giustizia resta sempre in cima ai pensieri del capo del governo. Berlusconi non risparmia accuse ai Pm, 'colpevoli' di schedare come escort ogni sua ospite. Punta il dito contro le intercettazioni a cui va messo un limite accelerando il piu' possibile il varo del disegno di legge e chiama in causa Valter Lavitola, affinche' riveli quello che sa su Fini e l'affaire della casa di Montecarlo. L'umore e' nero e certo non migliora dovendosi occupare di due 'grane' delicate per gli equilibri della maggioranza. Innanzitutto la complessa partita per la nomina del futuro governatore di Bankitalia su cui da giorni e' in corso un braccio di ferro con il titolare dell'Economia Giulio Tremonti. Braccio di ferro che si incrocia con la messa a punto del decreto sullo sviluppo: un pacchetto di misure chiesto da tempo dalle parti sociali e seguito con grande attenzione anche dal capo dello Stato. Il provvedimento continua a slittare ed intorno ai suoi contenuti, come per la questione della successione a Palazzo Koch, sale sale di giorno in giorno il forte malumore del Pdl verso Giulio Tremonti. Tant'e' che Bankitalia e Sviluppo sono stati i temi'principe' del lungo vertice di maggioranza a palazzo Grazioli, preceduto da un incontro solo dello stato maggiore del Pdl. Il ruolo di convitato di pietra e' andato ancora una volta al titolare di via XX Settembre, chiamato in causa sia per il muro sollevato contro la nomina di Fabrizio Saccomanni alla direzione di palazzo Koch e 'processato' dal Pdl per l'assenza di comunicazioni sul decreto sviluppo. Nel corso del vertice sarebbe stata fatta girare una cartellina con una serie di misure su cui e' al lavoro il Tesoro ma di cui sarebbero stati all'oscuro i suoi colleghi.

A quel punto sarebbe riesplosa la rabbia per l'atteggiamento tutt'altro che 'collegiale' del superministro. Ma, per evitare un ennesimo strappo la soluzione sarebbe arrivata con l'istituzione di un gruppo di lavoro parlamentare (una sorta di cabina di regia) che nei prossimi 15 giorni elaborera' una serie proposte da inviare direttamente a via XX Settembre. Per quantro riguarda invece il successore di Mario Draghi, Il Cavaliere provera' a trovare un accordo in un vertice da tenersi entro pochi giorni con Bossi e lo stesso Tremonti. Nel caso non si arrivasse all'individuazione di un nome su cui convergere l'altra soluzione potrebbe essere quella di sottoporre al Cdm una rosa di nomi, uno dei modi, nel caso si giungesse prima ad un accordo, per superare i 'niet' di Tremonti.