Rimborsi chilometrici: nella provincia autonoma di Bolzano, i funzionari pubblici e i consulenti che lavorano su progetti finanziati con denaro pubblico ricevono in media 37 centesimi di euro con variazioni mensili legate alle oscillazioni del prezzo della benzina. A Roma, invece, ci sono aziende private di piccole e medie dimensioni che ricevono commesse da istituzioni e che si rifanno, caso per caso, ai tariffari Aci orientandosi tendenzialmente su un uso medio di 30 mila chilometri all’anno e assestandosi per lo più tra i 27 e i 33 centesimi. I picchi si possono talvolta raggiungere se si usano auto come una Fiat Punto 1.8 per meno di 5 mila chilometri all’anno: in questo caso il rimborso sarà, almeno in termini orientativi, di 44 centesimi a chilometro.
In Emilia Romagna invece no. Se siete un consigliere regionale in viaggio per conto dell’Assemblea e da Bologna andate a Rimini, un centinaio di chilometri di viaggio, c’è caso che vi vediate rimborsare – ritorno escluso – 81 euro. Infatti 0,81 è la tariffa a chilometro, con un aumento del 30 per cento rispetto al passato, quando la tariffa era di 0,65.
“Questo significa”, dichiara il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi, “che stando alle tabelle Aci, sulle quali si fanno i calcoli, tutti noi abbiamo un’Audi 3000 cc da 265 cavalli o una Bmw Cabrio 3000 cc da 218 cavalli, ma posso assicurare che non è così”.
Defranceschi e il suo collega Giovanni Favia, nel denunciare l’anomalia on the road emiliano-romagnola, hanno presentato una risoluzione in cui chiedono che “i criteri di rimborso vengano rivisti con urgenza. Primo, sarà necessario legare il rimborso chilometrico all’auto effettivamente usata per venire al lavoro. Secondo, chiediamo che i rimborsi siano dati in base all’effettiva presenza in sede, come in ogni azienda gestita in maniera sana”.
Le richieste del M5S in via Aldo Moro si articolano su due punti perché non c’è solo la questione del rimborso chilometrico: l’ulteriore nodo sollevato riguarda un tetto massimo di 12 presenze mensili per attività legate al proprio mandato istituzionale. Ma ci sono consiglieri che usano la propria auto tutti i giorni feriali, per cui almeno il doppio delle volte stabilite dall’assemblea regionale. Consiglieri, questi, che rischiano di essere “svantaggiati” – affermano ancora i due consiglieri regionali – rispetto a coloro che trascorrono meno tempo nel loro ufficio in Regione.
“Noi chiediamo solo che si applichino i criteri che le aziende applicano ai propri dipendenti in tutto il mondo”, scrivono ancora Defranceschi e Favia. I quali annunciano l’intenzione di ottenere un parere autorevole in argomento. “Abbiamo preparato una richiesta da inviare alla Corte dei conti in cui chiediamo un parere su questa situazione che secondo noi è di cattiva gestione. Dati alla mano, vedremo”.
Se la richiesta è già pronta, i consiglieri M5S fanno sapere di volerla depositare entro la settimana prossima. Dopodiché, in base alla risposta che giungerà da Roma, decideranno in che modo proseguire nella loro battaglia perché le tariffe dei rimborsi siano ritoccate verso il basso, in media con quanto avviene altrove.
In Emilia Romagna invece no. Se siete un consigliere regionale in viaggio per conto dell’Assemblea e da Bologna andate a Rimini, un centinaio di chilometri di viaggio, c’è caso che vi vediate rimborsare – ritorno escluso – 81 euro. Infatti 0,81 è la tariffa a chilometro, con un aumento del 30 per cento rispetto al passato, quando la tariffa era di 0,65.
“Questo significa”, dichiara il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi, “che stando alle tabelle Aci, sulle quali si fanno i calcoli, tutti noi abbiamo un’Audi 3000 cc da 265 cavalli o una Bmw Cabrio 3000 cc da 218 cavalli, ma posso assicurare che non è così”.
Defranceschi e il suo collega Giovanni Favia, nel denunciare l’anomalia on the road emiliano-romagnola, hanno presentato una risoluzione in cui chiedono che “i criteri di rimborso vengano rivisti con urgenza. Primo, sarà necessario legare il rimborso chilometrico all’auto effettivamente usata per venire al lavoro. Secondo, chiediamo che i rimborsi siano dati in base all’effettiva presenza in sede, come in ogni azienda gestita in maniera sana”.
Le richieste del M5S in via Aldo Moro si articolano su due punti perché non c’è solo la questione del rimborso chilometrico: l’ulteriore nodo sollevato riguarda un tetto massimo di 12 presenze mensili per attività legate al proprio mandato istituzionale. Ma ci sono consiglieri che usano la propria auto tutti i giorni feriali, per cui almeno il doppio delle volte stabilite dall’assemblea regionale. Consiglieri, questi, che rischiano di essere “svantaggiati” – affermano ancora i due consiglieri regionali – rispetto a coloro che trascorrono meno tempo nel loro ufficio in Regione.
“Noi chiediamo solo che si applichino i criteri che le aziende applicano ai propri dipendenti in tutto il mondo”, scrivono ancora Defranceschi e Favia. I quali annunciano l’intenzione di ottenere un parere autorevole in argomento. “Abbiamo preparato una richiesta da inviare alla Corte dei conti in cui chiediamo un parere su questa situazione che secondo noi è di cattiva gestione. Dati alla mano, vedremo”.
Se la richiesta è già pronta, i consiglieri M5S fanno sapere di volerla depositare entro la settimana prossima. Dopodiché, in base alla risposta che giungerà da Roma, decideranno in che modo proseguire nella loro battaglia perché le tariffe dei rimborsi siano ritoccate verso il basso, in media con quanto avviene altrove.